Panatta acquista all’asta il tennis club Zambon: «Mi sento trevigiano»

TREVISO. Adriano Panatta è il nuovo proprietario dello storico Tennis Club Zambon, vicino alla Ghirada di Treviso. Il campione romano si è fatto avanti a sorpresa tre giorni fa presentandosi davanti al notaio Matteo Contento per formalizzare la sua proposta di acquisto della struttura sportiva in via Medaglie d’Oro, messa all’asta per la quinta volta ad un prezzo base di 403 mila euro, con offerta minima 302 mila. Per chi sognava un ritorno ai fasti di un tempo, non poteva esserci testimonial migliore.
Tutto sotto traccia. Panatta, trevigiano d’adozione da qualche anno, non è piovuto dal cielo. Uomo di sport, di televisione, profondo conoscitore del sistema tennis e dell’impresa ad esso collegata pare sia stato ben indirizzato sulle potenzialità dell’impianto sportivo trevigiano; tanto da valutarne l’acquisto ma soprattutto la riqualificazione in termini “moderni”.
Non è chiaro se a convincerlo siano state anche le recenti amicizie strette in ambito trevigiano, di certo però c’è qualcuno che ne ha subito assecondato le intenzioni: l’amministrazione comunale. Pare infatti che prima di formalizzare la sua offerta per l’immobile Panatta abbia intessuto contatti con la giunta al fine di sondare la fattibilità di una piano di riqualificazione della struttura che ne prevedesse la riorganizzazione, ma anche una sorta di riformulazione. Di qui una trattativa sotto traccia che sarebbe andata avanti per parecchio tempo e sarebbe culminata con la presentazione dell’offerta. «Lo faccio perchè mi sento parte della comunità trevigiana» ha spiegato Panatta, «non è un’operazione finanziaria».
Cinque aste. A rendere la partita possibile è stato anche il maxiribasso sul prezzo di vendita del centro sportivo, arrivato martedì scorso alla quinta asta dopo ben quattro bandi andati deserti. Il prezzo iniziale sfiorava il milione di euro, quello finale è partito da una base d’asta pari a meno della metà. Un affare quindi ben più abbordabile, cui stavolta si aggiungeva il Comune, che ha oliato gli ingranaggi della partita dopo anni di silenzio. «Immaginiamo la nascita di una cittadella sportiva pubblica alla Ghirada», rivelò mesi fa la giunta, non escludendo nemmeno una propria offerta; sembrava parlare a tutti, ma forse già si rivolgeva a Panatta.

Il piano. Stando ai beninformati il campione italiano non si sarebbe presentato davanti al notaio armato di sola busta. Alla sua offerta sarebbe stata allegata una proposta strutturata di rilancio dell’impianto disegnato per inserirsi in un contesto sportivo avviato, quello costituito dai vicini impianti comunali di atletica, e dagli adiacenti campi di calcetto (con annessa attività di ristorazione) sempre del Comune. Spazi sportivi sui quali si affacciavano anche le aule dell’Istituto professionale Giorgi-Fermi. E attorno non mancherebbe terreno per ampliarsi...
passaggi di proprietà. Adesso per dichiarare chiuso l’affare mancano alcuni passaggi, e non tutti facili. Al di là della spesa, che servirà a saldare in quota parte il credito della Banca di Monastier e del Sile che ha fatto scattare l’esecuzione immobiliare, Panatta (& Co?) dovranno risolvere l’attuale gestione della struttura, portata avanti dalla stessa società con cui Bepi Zambon andò in causa chiedendo la «restituzione dell’immobile» e accusandola di non aver rispettato i patti di cessione dell’attività.
E poi c’è il nodo della bonifica imposta or sono da Arpav e Tribunale, quando si scoprì che parte del materiale di risulta dei lavori di ristrutturazione dello stabile – nei tempi della nuova gestione– erano stati seppelliti sotto il pavimento di quella che doveva essere la nuova palestra, ma che da allora è sigillata dopo sopralluoghi e scavi che portarono alla luce di tutto. «Ci vorrà qualche mese» dice chi ha seguito l’affare. Intanto la strada è segnata e il tennis trevigiano, con un autentico mito sogna. —
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