Palazzi di Veneto Banca, Intesa si mangia 267 milioni di euro

Il gruppo bancario milanese che ha rilevato per 50 centesimi l'ex Popolare si è portato a casa 116 immobili
Ferrazza Venegazzù villa Loredan ex sede Veneto Banca
Ferrazza Venegazzù villa Loredan ex sede Veneto Banca

MONTEBELLUNA. Metti sul piatto un euro, anzi mezzo, e ti porti a casa: villa Spineda, valore 20,2 milioni di euro; mega centro direzionale in Feltrina, 29,7 milioni; sede storica in piazza Dall’Armi, 12 milioni di euro; palazzo milanese di via Cusani, 19,2 milioni; e poi altre sedi, filiali, sportelli vari e sparsi dalla Marca a Verbania fino alle Marche, valore complessivo 267,6 milioni di euro. Con l’acquisizione di Veneto Banca alla cifra di cinquanta centesimi, il gruppo Intesa Sanpaolo si è messo in pancia 116 immobili che erano nel portafoglio della fu Popolare di Asolo e Montebelluna. Ripetere aiuta: 267,6 milioni di euro.

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Tre facciate stampate fitte fitte, si chiama “Prospetto dei beni ancora in patrimonio” messo a bilancio da Veneto Banca e ora inghiottito da Intesa Sanpaolo per quel simbolico mezzo euro. Solo nell’area montebellunese il malloppo immobiliare balla attorno agli ottanta milioni di euro. E ora si ha un bel dire a sperare che Intesa faccia il “beau geste” di donare alla popolazione montebellunese - a mo’ di risarcimento per il falò azionario che ha bruciato quasi sei miliardi di euro, qui - almeno il palazzo che ospitava la sede storica in piazza Dall’Armi. Che risposta vi aspettate alla domanda: scusa, mi regali dodici milioni di euro?

Che Intesa si sia presa un bel regalo, portandosi a casa i cocci di Veneto Banca per 50 cent, i vertici dell’istituto bancario milanese non vogliono nemmeno sentirlo dire: «Intesa Sanpaolo prende a suo carico depositi e obbligazioni senior delle due banche venete, parliamo di circa 20-30 miliardi – aveva detto all’indomani della chiusura dell’operazione il presidente Gian Maria Gros-Pietro, «Il prezzo di mezzo euro è un prezzo simbolico. In realtà, le attività che noi riceviamo non sono in grado di coprire l’impegno che prendiamo».

I numeri del patrimonio immobiliare, però, fanno impressione. Il “mostro” è il mega centro direzionale innalzato - totem della crescita bulimica sotto la direzione di Vincenzo Consoli - al confine tra Montebelluna e Signoressa: è iscritto a bilancio con un valore di 29.700.503 euro, al lordo di 8,6 milioni del fondo di ammortamento. Poche settimane dopo l’inglobamento di Veneto Banca, Intesa ha provveduto a issare lì il proprio pennone. Cambio di colore, come i carri armati di questo risiko sulle macerie finanziarie, anche per lo storico palazzo di piazza Dall’Armi, messo a bilancio (2015) per oltre dodici milioni di euro, 12.064.088 per la precisione: anch’esso è finito nella pancia di Intesa, perché alla liquidazione coatta della cosiddetta bad bank spettano solamente gli immobili non funzionali all’attività creditizia in senso stretto. Case e appartamenti di chi non ha pagato il mutuo, sostanzialmente. Sedi e filiali bancarie, invece, ora sono tutte di Intesa.

DeMarchi Signoressa sede Banca Intesa ex Veneto Banca
DeMarchi Signoressa sede Banca Intesa ex Veneto Banca


Il conto si impenna presto, anche lasciando da parte la sede centrale di Fabriano (dove Consoli e Trinca hanno fatto shopping con la Cassa di Risparmio di Fabriano e Cupramontana) del valore di 8,6 milioni di euro, oppure la sfilza di palazzi di Intra a Verbania - anch’essa mangiata da Veneto Banca - i due più di valore dei quali arrivano abbondantemente sopra i sette milioni di euro ciascuno. Restiamo in zona, dunque: detto di villa Spineda Gasparini-Loredan a Venegazzù (comprata dai Benetton nel 2008), del centro direzionale in Feltrina e della sede storica in piazza Dall’Armi, spiccano poi i quasi 2,3 milioni di euro di valore della sede di Asolo in via Dante, i 2,6 milioni della villetta dove alloggiavano storicamente i direttori generali a Mercato Vecchio, in vicolo Balestrieri, gli oltre tre milioni e mezzo della sede di Nervesa in piazzale Berti. Bandiera Veneto Banca ammainata pure lì: ora è Intesa, ma non chiamatelo regalo. E, visto che il boccone comprende anche l’ex Popolare di Vicenza, ora scatta il piano di accorpamenti e chiusure, propedeutiche certamente alla vendita degli immobili che resteranno vuoti. Sono 243 le filiali accorpate, a cui potrebbero aggiungersene altre 50 in corso di valutazione, e di queste 47 sono in Veneto.

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