Le sette suore fuggiasche contro il vescovo: «Vessate dalla nuova badessa»

Le suore che si sono rifugiate a San Vendemiano respingono l’invito a rientrare al monastero di San Giacomo. «Battocchio venga a conoscerci. Abbiamo subìto ricatti spirituali: noi non torneremo al convento»

Francesco Dal Mas
Suor Aline Pereira, guida della nuova comunità di San Vendemiano
Suor Aline Pereira, guida della nuova comunità di San Vendemiano

Le sette monache uscite dal monastero di San Giacomo e rifugiatesi in una villa di San Vendemiano, messa a disposizione da una onlus, respingono l’invito a ritornare in convento rivolto loro dal vescovo Riccardo Battocchio.

Invito anticipato dalla nuova badessa suor Martha Driscoll e anticipatamente respinto, su queste pagine, da suor Aline Pereira, l’ex badessa.

Ieri mattina, alcune religiose, accompagnate non da suor Aline ma da suor Maria Paola, l’ex superiora, hanno spiegato perché «sicuramente non torneremo. Ci siamo sentite vessate dalla badessa, nei primi giorni di sua presenza, non erano più a nostro agio» ha dichiarato una di loro. «Suor Martha ci ha usato pesantemente con dei ricatti spirituali del tipo “Così vuole Gesù”, “Io sono la Chiesa”, “Dovete accettare anche i sacrifici».

«Altro che ritorno alla serenità, come le consorelle avrebbero spiegato al vescovo; là dentro – ha aggiunto un’altra suora - non c’è un clima per stare tranquille e vivere la propria vocazione. Come possiamo pregare in questo stato d’ansia, di tensione. Siamo state costrette ad uscire proprio per questo».

A San Giacomo sono presenti 12 monache ed altre 4 se ne aggiungeranno, quelle allontanate da suor Aline, quelle cioè che avrebbero scritto l’esposto a papa Francesco e che avrebbe comportato ispezioni, visite apostoliche e il commissariamento. «Buon per loro, ma noi qui stiamo bene, ci sentiamo accolte, la gente ci vuole bene».

Il movimento di vicinanza sta crescendo di giorno in giorno, anche fra gli stessi preti, che nel tempo hanno avuto modo di conoscere la gestiore Aline.

Il vescovo Battocchio l’altro ieri si è dichiarato pronto ad incontrarle, però ha rimarcato che la loro comunicazione non è stata disarmata né disarmante.

Piccata la risposta di una giovane religiosa: «Il vescovo non ci ha ancora conosciuto, non sa chi siamo, come viviamo, le sofferenze che abbiamo patito. Prima di pronunciarsi, venga ad ascoltarci. Siamo pronte ad accoglierlo».

La vicenda è rimbalzata di nuovo nei media televisivi nazionali e molto probabilmente la riapertura del caso avrà un seguito. Suor Aline e le altre religiose attendono, infatti, l’esito del ricorso al Dicastero contro il commissariamento. Non solo, potrebbe avere sviluppi anche la denuncia inoltrata ai carabinieri di Vittorio Veneto.

D’altra parte, per cercare una soluzione che porti all’ingresso in qualche altra congregazione religiosa o, di più, che consenta la costituzione di una nuova comunità monacale, anzi claustrale, c’è bisogno dell’assenso della diocesi, quindi del vescovo. A meno che, dopo questo primo insediamento, Aline e le altre monache non decidano di trasferirsi in una realtà diocesana diversa.

Il che, al momento, pare comunque piuttosto improbabile. I prossimi giorni saranno decisivi. Monsignor Battocchio intende infatti affrontare la situazione nei tempi più rapidi, ancorchè - come ha annunciato «con spirito paterno».

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