Ottocento cinghiali già abbattuti negli ultimi tre anni

VITTORIO VENETO. Negli ultimi 3 anni sono stati abbattuti circa 800 cinghiali, tra Vittorio, Revine, Fregona e Sarmede. Un’ecatombe programmata e puntualmente controllata per evitare la distruzione delle coltivazioni in collina, a partire dagli orti casalinghi. Infatti gli animali entravano perfino nei cortili. Da qualche mese la caccia è stata sostanzialmente stoppata. Ma l’esigenza del contenimento dei cinghiali esiste ancora, a sentire Bruno Rossi dell’associazione Enal Caccia. «Possiamo presumere che solo nel territorio di Vittorio ci possano essere ancora un centinaio di capi e altrettanti nei paesi più vicini. Sarebbe necessaria un’ulteriore azione perché, com’è noto, la riproduzione di questi animali è straordinaria: nascono anche 7-8 piccoli alla volta e le femmine in 8 mesi vanno già in calore, per cui i 200 cinghiali di oggi possono, in 2 anni, moltiplicarsi a dismisura». Il problema viene evidenziato anche da un altro cacciatore, l’europarlamentare Giancarlo Scottà. «La vita in campagna era davvero impossibile, fino ad un anno fa, anche quassù fra le colline di Carpesica e Formeniga – ricorda -. Non possiamo abbassare la guardia, anche perché, come abbiamo sentito in questi giorni, i cinghiali sono pericolosi per lo stesso traffico». Oltre che a Carpesica e dintorni, gli animali si sono ben insediati sul Monte Altare, verso Santa Augusta, a Fais sul Col Visentin, a Piadera e verso Fregona. Rossi è stato uno dei cacciatori autorizzati dalla provincia di Treviso. «Avevamo dei luoghi prestabiliti, che chiamavamo “tane”, dove salivamo di notte per sparare. Era perfino pauroso vedere in quanti si muovevano, sembravano mandrie». I danni sono stati addirittura “feroci” a Fregona, come ammette anche il vicesindaco Giacomo De Luca. Il risarcimento chi l’ha visto?», risponde De Luca. «La nostra gente che in tanti casi non l’ha neppure richiesto». Adesso a preoccupare è la presenza del lupo, come afferma ancora Rossi. «Se ne sono visti addirittura in coppia, con dei cuccioli al seguito, sui versanti alti di Revine e verso il Col Visentin» testimonia. —
Francesco Dal Mas
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