Ottantamila da El Greco, e arriva un’opera di Tintoretto

Più di 80 mila visitatori, giunti da tutta Europa per ammirare la mostra “El Greco in Italia. Metamorfosi di un genio” a Casa dei Carraresi. Il bilancio è provvisorio. «La mostra è andata al di là delle più rosee aspettative, c'è stato un grande afflusso di pubblico», ha confermato Lionello Puppi, curatore dell'evento organizzato da Kornice. Visto il successo di presenze, l'esposizione è stata prorogata fino al primo maggio, con alcune sorprese. Pezzo forte di questo ultimo mese di allestimento, è la presenza di un'inedita prima versione dell'Ultima Cena. L'ipotesi più accreditata è che l'opera a olio esposta a Casa dei Carraresi a fianco all'Ultima Cena di El Greco, sia la prima versione oppure il modello dell'Ultima Cena della chiesa di San Trovaso a Venezia che, senza ombra di dubbio, è stata realizzata da Jacopo Robusti, detto Il Tintoretto. Il quadro destinato a Treviso, molto somigliante alla versione veneziana, arriva invece dalla Svezia, appartiene a una collezione privata, ed è il frutto di un'acquisizione di beni custoditi nel castello di Orbyhus (Uppsala). Dopo due anni di studio, l'opera “svedese” è stata ripulita dal maestro Gino Marin, riportando in luce i tratti e i pigmenti originari. «Sono emerse notevoli affinità sia con i modi grafici e pittorici del Tintoretto, sia con la qualità tecnica di esecuzione, dalla preparazione al pigmento», ha spiegato Maria Letizia Paoletti, storica dell'arte che per anni ha studiato il dipinto.
Pur rimanendo sul piano dell'ipotesi, ci sarebbero diversi indizi che porterebbero a dire come dietro all'Ultima Cena ritrovata in Svezia, ci sia la mano dell'artista veneziano. Una tesi che viene ulteriormente rafforzata guardando l'Ultima Cena di El Greco (1568-1570) proveniente dalla Pinacoteca nazionale di Bologna e realizzata negli anni della permanenza dell'artista in Italia. Un periodo cruciale per la sua formazione che viene ulteriormente confermato da alcune analogie in varie opere dei due autori. «El Greco in una sola vita ha fatto tutto. Dall'icona alla pittura moderna», ha spiegato il professor Puppi, emerito di Ca' Foscari e massimo esperto del periodo giovanile de El Greco. Da curatore della mostra trevigiana, ieri, ha voluto replicare alle polemiche che si sono scatenate sull'attribuzione a Michelangelo di un crocifisso esposto a Casa dei Carraresi. Puppi ha difeso il lavoro svolto dal Comitato scientifico internazionale della mostra e ha invitato i colleghi contestatori a un confronto diverso, mettendo da parte le critiche espresse sui social network. «Il dibattito scientifico non si fa su Facebook, «l'opera è stata qui qualche settimana e chiunque poteva vederla. Io ho messo in gioco la mia ipotesi, entro l'anno uscirà un mio saggio. Di questo non dirò più nulla, se ne parlerà a livello scientifico».
Valentina Calzavara
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