Ortopedia a rischio Da Re: «La mia spalla salvata qui a Costa»

VITTORIO VENETO. Tutti d’accordo perché il reparto di Ortopedia resti in ospedale a Costa. I suoi 1500 interventi l’anno, infatti, non sono assorbibili da Conegliano. Ma è indispensabile attivare la rianimazione, che non c’è. «Io mi sono operato alla spalla nell’ortopedia cittadina e mi funziona meglio dell’altra», ammette il sindaco Gianantonio Da Re. «Io non mi sognerei di andare a Conegliano. Il dottor Giuseppe Sabadin, coordinatore del reparto, sa fare ottimamente il suo mestiere, quindi non si tocca». Un messaggio, quello del sindaco, anche per la Regione, che vorrebbe eliminare i doppioni. «Ma questo non è un doppione», protesta Adriana Costantini, consigliere comunale di Sel. «Conegliano non sarebbe mai in grado di accogliere 1500 operazioni in più. Però il presidio di Costa non potrà funzionare al meglio se non sarà istituito il nucleo di terapia intensiva/rianimazione previsto alle schede ospedaliere del 2002 e mai attivato». Neppure le nuove schede lo contemplano. Questo non è in alcun modo giustificabile, protesta Costantini, perché la rianimazione è un servizio indispensabile per la sicurezza dei malati acuti, a maggior ragione in una struttura in cui si svolgono interventi chirurgici complessi. «Non è un caso che Vittorio è l’unico senza rianimazione tra gli ospedali veneti di analoga dimensione», precisa Costantini, ricordando che al nosocomio di Costa è operante solo una «sala del risveglio», che offre assistenza intensiva ai pazienti chirurgici (quelli provenienti dagli altri reparti no), e solo di prassi fino alle 17 di sera. Dopo quell’ora, il paziente, se le condizioni lo consentono, viene portato in reparto; se grave o gravissimo, viene caricato in autoambulanza (con assistenza medico-infermieristica) e trasferito a Conegliano, se c’è posto (perché anche lì la struttura è sottodimensionata), o,se non c’è posto, a Montebelluna, Castelfranco, Treviso.
Ritornando all’ortopedia, il sindaco Gianantonio Da Re sollecita la Regione non a disinvestire in città, ma a consolidare la specializzazione negli interventi alla spalla, lasciando a Conegliano gli altri. E, quindi, ad investire.
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