Orologi tarocchi anzi no: Striscia la Notizia condannata dal Tribunale di Treviso

La società che ha la licenza del celeberrimo programma di Canale 5 dovrà risarcire 80 mila euro a una srl di Silea che presiede all'Istituto vendite giudiziarie. I fatti risalgono all'ottobre del 2017
08/01/2020 Milano, Mediaset, Presentazione della nuova stagione di Striscia la Notizia; nella foto Shaila Gatta e Mikaela Neaze Silva con il Gabibbo
08/01/2020 Milano, Mediaset, Presentazione della nuova stagione di Striscia la Notizia; nella foto Shaila Gatta e Mikaela Neaze Silva con il Gabibbo

TREVISO. Il Giudice Civile del Tribunale di Treviso ha condannato, in primo grado, un noto inviato di “Striscia la notizia”, e la società licenziataria del programma televisivo, a risarcire ad “Aste.com s.r.l.” di Silea – società che presiede all’Istituto Vendite Giudiziarie di Treviso” la somma di 80.000 euro per i danni d’immagine causati dalla messa in onda di un servizio sulla vendita all’asta di un orologio.

Lo scrive in un comunicato lo stesso Istituto vendite giudiziarie di Treviso.

Secondo la sentenza l'avvenuta diffusione televisiva del servizio di “Striscia la notizia” del 18 ottobre del 2017 ha oggettivamente leso l’immagine aziendale e commerciale di Aste.Com, mancando fin dall’origine, in capo alla notizia mandata in onda, i requisiti di pertinenza e di veridicità sostanziale.

Tutto ha avuto inizio il 6 settembre del 2017 quando l’inviato di “Striscia”, con una troupe televisiva al seguito, aveva fatto irruzione nei locali di “Aste.com” a Silea, dove era in corso un incontro tra il legale rappresentante della società e l'aggiudicatario dell’orologio in questione. Quest’ultimo era stato posto all'asta nell’ambito di una procedura esecutiva mobiliare che ne aveva stabilito il prezzo-base. L'inviato, a telecamere accese, aveva accusato il titolare di “Aste.com” di aver venduto “un orologio tarocco”.

Il servizio è stato successivamente mandato in onda il 18 ottobre del 2017 nel corso della consueta edizione serale di “Striscia la notizia”.

“Aste.com” da anni opera come Istituto Vendite Giudiziarie (I.V.G.) concessionario per le provincie di Treviso e Belluno alle vendite all’asta, disposte dai Tribunali, di beni oggetto di procedure esecutive e/o fallimentari.
La messa in onda del servizio, e la conseguente eco mediatica dell’avvenimento, ha costretto “Aste.com” ad agire per vie legali.

La società ha inteso tutelare la propria reputazione ed è stata assistita dall'Avvocato Fabio Capraro di Treviso che, con la collaborazione dell’Avvocato Alberto Cecchella, ha richiesto il risarcimento per la lesione della dignità, dell’onore e della reputazione da essa subìta a causa delle ingenerose notizie divulgate, sostenendo che esse non avessero rispettato i requisiti richiesti ai fini del lecito esercizio del diritto di cronaca.

Nei giorni scorsi la sentenza del Giudice Civile di Treviso che, dopo aver chiarito che l'orologio in questione non era un bene contraffatto bensì un’“innocua imitazione” del modello originale che come tale, anche per l’irrisorietà del prezzo con cui era stato mandato all’asta, non poteva trarre in inganno il compratore circa le sue caratteristiche, ha accolto le tesi di “Aste.com” condannando in primo grado il giornalista e la licenziataria del programma, in solido, a risarcire “Aste.com” con la somma di 80.000 euro ed a rifonderla delle spese legali sostenute.

Nessuan replica, per ora, da parte di Striscia la Notizia

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