Organici dei pompieri: 51 uomini in meno Ecco la mappa delle caserme in difficoltà
La dotazione teorica complessiva del Comando dei vigili del fuoco della provincia di Treviso prevede 344 operatori al lavoro tra Treviso, Castelfranco, Montebelluna, Conegliano, Vittorio Veneto e Motta di Livenza. Numeri che verranno tagliati dal prossimo avvio del piano mobilità (18 novembre), si arriverà a quota meno 51, tanto da aver spinto i sindacati a lanciare un grido d’allarme raccolto ieri dal nostro giornale: «Se non ci saranno correttivi, alcuni servizi rischiano di essere temporaneamente chiusi, gravando sulla sicurezza del territorio».
territori scoperti
Quella citata dalle rappresentanze dei lavoratori è pura matematica: «I turni di lavoro in una giornata sono quattro» spiegano i sindacati, «e per ognuno di questi servono 5 persone. Se si tiene conto dei riposi, dei turni, delle ferie (per non parlare di possibili malattie, ndr) è presto dimostrato come i conti non stiano più in piedi». Risultato? Mettiamo il caso che in una caserma X del territorio provinciale nel turno serale non si riesca a comporre il quintetto: «Allora il turno rischia di essere stralciato». Conseguenza? «L’area della caserma X verrebbe coperta da altre caserme più distanti», dicono le associazioni, «con aggravi in termini di presenza, tempi di intervento, potenzialità operative». C’è il rischio, non la certezza, che tutto finisca così, ma secondo i sindacati «quel rischio è molto concreto, senza nuovi innesti». E che il problema sia comune ad altre realtà italiane, come sottolineato dal comandante provinciale, «non è una soluzione».
La mappa
A Treviso l’organico normativo prevede 170 unità (110 per la caserma, 60 per l’aeroporto): dal 18 novembre saranno 151 (92 nella caserma in via Santa Barbara, 59 al Canova). A Castelfranco dall’organico di 34 unità si passerà a 28; a Montebelluna da 34 a 28; a Conegliano (una delle situazioni più gravi a detta del sindacato) si passerà da 46 unità a 29. Più stabili le situazioni a Vittorio Veneto (da 30 a 28) e Motta di Livenza (perderà un’unità: 29).
chiudere il canova?
Sapendo di toccare un nervo scoperto, i sindacati aprono un focus sul numero di unità previste al lavoro al Canova: più della metà di quelle in servizio in tutta la caserma di Treviso: «Si potrebbe ovviare a queste carenze pescando dal personale che lavora al Canova? Certo. Ma equivarrebbe a chiudere lo scalo. Vogliamo arrivare a questo?».
Il perché è presto spiegato, anche qui nei numeri. Al Canova c’è un protocollo di sicurezza che prevede la capacità di spegnere l’incendio di un aeroplano a pieno carico di carburante in meno di due minuti, impiegando un numero di addetti proporzionato alla potenza di fuoco da estinguere. «Ecco che si capisce come numeri apparentemente sovradimensionati diventano realistici e necessari». Se non si garantiscono questi, lo scalo stesso non avrebbe le garanzie di sicurezza per funzionare. Di qui l’appello: «Serve che qualcuno a Roma intervenga». E i numeri, specificano i sindacati, «già prevedono i nuovi ingressi...». —
F.D.W.
Riproduzione riservata © Tribuna di Treviso