Orari liberi, la rivolta dei bar

Gli esercenti trevigiani bocciano le aperture non-stop votate in consiglio comunale, i commenti: «dopo le 2 alcolici vietati»
PD 16 luglio 2006 Locali lungo il Piovego dopo mezzanotte (CARRAI) - Locali lungo il Piovego dopo mezzanotte (CARRAI)
PD 16 luglio 2006 Locali lungo il Piovego dopo mezzanotte (CARRAI) - Locali lungo il Piovego dopo mezzanotte (CARRAI)

Orari e licenze liberalizzati per i pubblici esercizi? Nessuno degli osti e baristi del centro sembrerebbe avere intenzione di stiracchiare l’orario di chiusura del proprio locale oltre le due. I motivi? Non si possono vendere alcolici oltre un certo orario e c’è l’altissimo rischio di dover affrontare le proteste dei residenti. Insomma nessuno sa che farsene di 24 ore non stop. A preoccupare invece è la liberalizzazione delle licenze per i pubblici esercizi con il conseguente rischio di vedere moltiplicarsi caffetterie ogni 5 metri senza alcun controllo, come è successo negli ultimi anni nella zona di Porta San Tomaso.

La rivoluzione è stata approvata lo scorso martedì in consiglio comunale ma tra i baristi del centro c’è ancora molta confusione: fino a quando posso servire alcolici? È vero che i clienti non potranno bere all’esterno oltre le 24? Certo è che gli sportelli del Comune non verranno intasati da richieste per allungare l’orario di chiusura. «Che senso ha tenere aperto oltre le due se non puoi vendere alcolici? Siamo un cocktail bar. Ha senso magari per le pizzerie al taglio o paninerie che così potranno vendere cibo oltre l’orario consueto», ha dichiarato Bruno Pavanel del bar Ai due Piani.

Il rischio secondo alcuni è che dopo una certa ora rimanga in giro solo gente alticcia, con conseguenti rischi di ordine pubblico: «Le due sono più che sufficienti, va a finire che si crea un circolo di gente “poco sana” in giro», ha dichiarato Matteo Serena, del locale Abituè, ex San Parisio, «e poi bisogna anche pensare ai residenti, oltre le due può diventare un problema». Già i residenti: altro rischio rappresentato da queste norme è che si favoriscano i locali di periferia anziché quelli del centro sempre costretti a fare i conti con le lamentele dei residenti desiderosi di un quieto riposo. «È inevitabile purtroppo: ma in questo modo non si penalizzano solo i locali del centro rispetto a quelli di periferia, ma implica anche una diversità di trattamento tra residenti del centro e quelli che stanno fuori. Cosa significa che ci sono cittadini di serie A e di serie B?», ha commentato Mauro Tambarotto di Muscoli’s.

Un problema con cui da anni fa i conti anche Marco Tonietto, del Trevisi : «Io sono qui da quasi 18 anni: credo che l’amministrazione dovrebbe tutelare alcuni locali storici del centro compatibilmente certo con le esigenze dei residenti: ma ci dovrebbe essere dialogo, non imposizione. Norme del genere rischiano di favorire i locali di periferia. Comunque se non si possono servire alcolici per me ha poco senso». Ma ciò che preoccupa è soprattutto l’aspetto delle liberalizzazioni. Lo ribadiscono i titolari del Bottegon, quando nella zona di San Tomaso si contano decine tra locali e caffetterie. «Il problema non è aprire dopo le due. Non abbiamo alcuna intenzione di prolungare l’orario di apertura anche per rispetto dei residenti qui intorno. Il problema è la liberalizzazione delle licenze e il rischio che vengano aperti locali senza un ragionamento di opportunità».

Chi ha già pensato invece ad allungare l’orario di apertura del locale è Diego Severin del Nasty Boys, in via Pellicciaio oltre la Strada Ovest «Fino alle tre, non oltre: magari in quell’oretta in più la gente mangia qualcosa e smaltisce quell’eventuale bicchiere in più prima di rimettersi alla guida».

Serena Gasparoni

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