Omicidio di Anica, per la procura l’unica pista porta a Battaggia

Il ricorso contro l’assoluzione dell’anziano imprenditore soltanto dopo la lettura delle motivazioni della sentenza

Marco Filippi
Il momento in cui Franco Battaggia esce dal carcere di Santa Bona ed abbraccia l’ex moglie
Il momento in cui Franco Battaggia esce dal carcere di Santa Bona ed abbraccia l’ex moglie

Per la procura di Treviso non ci sono piste alternative a quella di Franco Battaggia nel caso dell’omicidio di Anica Panfile, la cuoca rumena, madre di 4 figli, uccisa il 18 maggio del 2023 ma trovata morta soltanto tre giorni dopo, in un isolotto del Piave a Spresiano.

Battaggia assolto: «In carcere da innocente, ho vissuto un anno e mezzo d’inferno»
Franco Battaggia con il suo legale Fabio Crea

Ricorso contro la sentenza

Al momento, il delitto Panfile rimane insoluto, ma la procura sembra tenere la barra dritta ed è intenzionata a presentare appello contro la sentenza di assoluzione pronunciata, mercoledì pomeriggio, dalla Corte d’Assise di Treviso.

Naturalmente, prima di farlo, sarà necessario leggere le motivazioni della sentenza di assoluzione, pronunciata dal presidente Umberto Donà, che saranno depositate entro i prossimitre mesi. Soltanto sulla base dei motivi che hanno indotto i giudici ad assolvere Battaggia, la procura presenterà le proprie controdeduzioni sotto forma di Appello per il processo di secondo grado.

Il cellulare di Anica

L’elemento decisivo per l’assoluzione di Battaggia potrebbe essere stata l’analisi tecnica sul cellulare della vittima, che avrebbe dato segnali di operatività dopo l’arco temporale indicato dalla procura in cui Anica sarebbe stata uccisa in casa dell’anziano titolare del Tiburòn di Spresiano.

Il legale di Battaggia, l’avvocato Fabio Crea, tabulati alla mano, ha dimostrato che il cellulare di Anica era operativo dalle 16.52 fino alle 17.11, dopo che la cuoca rumena e Battaggia si erano separati (alle 17.05 l’anziano imprenditore era stato immortalato alla guida del suo pick-up dalle telecamere dell’A27 del casello di Spresiano). Inoltre i cellulari di Battaggia e di Anica, dopo che erano usciti dall’abitazione dell’anziano, avevano attivato celle di ripetitori differenti.

Il telefonino dell’anziano (che era diretto dal fratello) le celle di Villorba e Mogliano mentre quello di Anica due celle differenti nel comune di Spresiano. Il tutto fino alle 17.46, quando il cellulare di Anica si è definitivamente spento. Tutto ciò in contrasto con quanto aveva sostenuto la pubblica accusa secondo la quale la cuoca era stata uccisa da Battaggia nella fascia oraria tra le 16.07 e le 16.24. Ma per la procura queste sarebbero soltanto delle disquisizioni tecniche che potrebbero essere superate e spiegate in modo diverso.

Ritorno alla normalità

Nel frattempo in casa Battaggia è tornata la normalità. «Dopo quasi un anno e mezzo trascorso dietro le sbarre - racconta il legale di Battaggia, l’avvocato Fabio Crea - il mio cliente è tornato alla normalità. Mi ha detto che alle 3 della notte sarebbe andato al capannone e che alle 4 sarebbe stato al mercato ittico di Venezia a prendere il pesce da vendere nel suo negozio. “Devo recuperare quello che ho perso in un anno e mezzo”, mi ha detto».

Il Tiburòn, negozio che si trova sulla Pontebbana a Spresiano, non ha mai chiuso, nonostante Battaggia fosse finito dietro le sbarre.

A gestirlo e a portarlo avanti è sempre stata l’ex moglie sudamericana dell’anziano imprenditore, che mercoledì pomeriggio è andata a prenderlo in carcere a Santa Bona per riportarlo a casa. Sul fatto che la procura della Repubblica, per il momento, non prenda in considerazione piste alternative a Battaggia, l’avvocato Crea si limita a dire: «Non commento. Rispetto le sentenze e prendo atto di questa posizione».

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