Oggi l’addio a Franco ristoratore di Morgano

MORGANO. L’aveva chiamata “Mediterraneo”, per l’amore profondo per la Grecia. Intendeva la sua cantina come un incrocio di culture, la sua cucina come un tempio che racchiude “tesori” quali la “sopa coada” o il tartufo bianco di Acqualagna. Per tacere della sterminata collezione di etichette di vino, almeno tremila e provenienti un po’ da tutto il mondo. Si è spento martedì a 52 anni Franco Pizzolotto, che con l’enoteca “Mediterraneo” era diventato un simbolo della piazza della Rotonda di Badoere. Combatteva da tempo con un tumore, ma fino all’ultimo, abitando sopra il ristorante, s’era informato sull’attività che tanto amava, avviata nel 1998 e portata avanti con la moglie Paola Targhetta, castellana innamorata di Franco e della Rotonda. Pizzolotto lascia anche tre figli: Irene, Marcello e Giorgio. I funerali si svolgeranno oggi alle 16, nella chiesa di Badoere. «Era un uomo di cultura e straordinaria umanità», ricorda l’amico Renzo Boin, «Il suo modo di lavorare era intelligente e raffinato. Del vino sapeva tutto e nella sua cantina si ascoltava solo Radio 3. Curiosità che la dice lunga sulla particolarità della persona». Una figura notissima in paese e non solo, il “Mediterraneo” rappresenta un approdo sicuro per i palati fini. Per chi apprezza i vini ricercati, il risotto al Bagoss o le zuppette di lenticchie. La passione di Franco per la buona tavola parte da lontano: in gioventù, sempre a Badoere, aprì con un socio il “Metronome caffè”. Il nome s’ispirava a un locale jazz, scoperto in un viaggio a Chicago. E così, il jazz, di cui era grande appassionato, trovò terreno fertile nel suo locale, propiziando il rilancio culturale della graziosa frazione di Morgano. La musica s’accompagnava a deliziose zuppe, la strada era tracciata. Pizzolotto decise di alzare l’asticella, trasferendosi sul lato opposto. Alla Rotonda, lanciò la cantina “Mediterraneo”: dopo aver valutato inizialmente di puntare sulla birra, pensò di scommettere sul vino, superando il concetto di “ombra” tipico delle osterie. Da Franco sorseggiare un calice, era una religione. «E ha fatto tutto da autodidatta. Inimitabile», conclude Boin. —
Mattia Toffoletto
Riproduzione riservata © Tribuna di Treviso