Offese ai vigili urbani di Oderzo su Facebook: al via le querele per diffamazione

Oderzo, la polizia locale raccoglie informazioni sugli autori dei post offensivi pubblicati sui social La giunta sostiene l’azione legale: «È ora di finirla con gli insulti beceri, gli agenti vanno tutelati»

ODERZO. Grossi guai in vista per quanti hanno offeso i vigili urbani di Oderzo su Facebook. Il comandante dei vigili opitergini, Federico Colautti, ha fatto sapere di aver avviato le indagini circa alcuni commenti ad un post apparso sulla pagina Facebook “Oderzo segnala”: alcuni utenti avevano proferito insulti a sfondo sessuale ai vigili, colpevoli a loro avviso di non aver provveduto a riparare in tempo un fantomatico buco nella rete che segnala la zona dei binari della ferrovia, interdetta ai pedoni per motivi di sicurezza. Nonostante non ci siano prove dell’esistenza di questo buco, nella discussione che si è scatenata alcuni utenti hanno iniziato il linciaggio: a loro dire, i vigili avrebbero dovuto ripararlo, invece di ""grattarsi” ecc.. Questi commenti non sono passati inosservati né all’amministrazione comunale né ai vigili stessi.

È stata la sindaca Maria Scardellato a chiedere al comandante Colautti di non lasciar cadere la cosa: «È ora di finirla», dice «trovo assolutamente necessario garantire la rispettabilità dei nostri vigili urbani, e per questo motivo appoggio e condivido l’azione di Colautti. I cittadini devono capire che i vigili sono al loro servizio, e non è ammissibile che siano attaccati in questo modo proprio dalla popolazione». Dello stesso avviso è l’assessore Enrico Patres, che definisce “incivili” questi commenti: «Non si può continuare a sopportare questi insulti beceri e gratuiti».

Il comandante ha così proceduto alle prime indagini: da subito è venuto in possesso di una stampa del post in questione e di tutti i commenti che sono seguiti, quindi ha sentito alcuni testimoni per confermare i fatti e venire a conoscenza dell’esatta identità delle persone coinvolte: «Continueremo a raccogliere materiale e testimonianze», assicura Colautti «quando ne avremo in mano a sufficienza, trasmetteremo i risultati delle prime indagini all’autorità giudiziaria, che provvederà a confermare le ipotesi di reato». Gli autori di quei commenti, infatti, ora rischiano davvero grosso: il reato che i giudici potrebbero verificare è quello di diffamazione a mezzo stampa (i contenuti pubblicati sui social media, secondo la legislazione italiana, sono equiparati a quelli contenute nelle testate giornalistiche): le pene previste dall’articolo 595 del Codice Penale per chi dovesse essere ritenuto colpevole di questo reato prevedono una reclusione compresa fra i 6 mesi e i 3 anni o una multa non inferiore ai 516 euro, oltre al vedersi macchiata indelebilmente la fedina penale. Il che significa l’esclusione da qualsiasi concorso pubblico. I rapporti fra cittadinanza e vigili urbani, complice la crisi economica, si stanno facendo sempre più tesi, non solo a Oderzo: i cittadini troppo spesso identificano la causa delle multe non nei loro comportamenti scorretti, ma nei vigili stessi.
 

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