Oderzo, la cantina va oltre il Prosecco

«Dopo la moda delle bollicine punteremo sugli autoctoni» Vendemmia un po’ frenata da meteo e malattie dell’uva

ODERZO. Sarà incaricato domenica sera il nuovo consulente tecnico-commerciale della cantina sociale di Oderzo, la Opitergium Vini. Durante la riunione si parlerà anche dei dati di produzione fatti registrare nella scorsa vendemmia e delle aspettative per la prossima.

Parte di questi dati ci sono stati anticipati dal presidente della cantina, Corrado Cester. Ne risulta che la vendemmia 2016, non particolarmente abbondante di per sè per le piogge che si sono verificate nel periodo della fioritura delle viti e per gli attacchi di peronospera che hanno colpito soprattutto i vigneti a Beussi, è stata resa ancora più avara dai molti rinnovamenti di vigneti di uve bianche. La cantina ha comunque potuto ricevere 160.000 quintali di uve, l'80% delle quali erano bianche. «Per la prossima vendemmia - continua Cester - ci aspettiamo di ricevere all'incirca 200.000 quintali di uva. I nostri soci ce ne portano principalmente dai comuni dell'Opitergino-Mottense, ma anche dalle zone di confine del Pordenonese».

L'estensione media dei vigneti dei 320 soci è di circa tre ettari e mezzo, e anche a Oderzo si sta assistendo alla vittoria delle aziende più grandi a scapito degli appezzamenti più piccoli. Certo è un bene, perché questo significa che il settore vitivinicolo si sta professionalizzando sempre di più. Ma significa anche che il boom degli anni Novanta, quando gli operai facevano piccole fortune con piccoli appezzamenti che lavoravano dopo le ore di fabbrica, sarà difficilmente ripetibile. Al momento, la cantina vende gran parte del suo prodotto ad alcuni imbottigliatori italiani, che a loro volta commercializzano il prodotto nel mondo. Il 20% circa del vino viene poi venduto alla cantina La Marca, di cui la Opitergium Vini è socio: anch'essa vende in tutto il mondo, in special modo in Regno Unito, Stati Uniti ed Europa. Solo il restante 15% viene venduto al dettaglio, nella rivendita vicino alla sede di via Dalmazia. Va fortissimo il prosecco, come si può constatare anche solo guardando fuori dal finestrino delle nostre auto. Forse va anche troppo forte. Quando finirà quella che ormai è una moda, che fine faranno i vigneti? «È per questo motivo che teniamo molto anche ai nostri vigneti autoctoni», spiega il presidente Cester. Uno di questi è il raboso, un vino ormai in via d'estinzione. A Oderzo ne arrivano circa mille quintali, un dato comunque stabile negli anni. Un modo per promuovere il prodotto è stato trovato dalla giunta Scardellato: dal prossimo anno il “raboso del sindaco”, il raboso vincitore di un concorso fra varie cantine del territorio in questi quindici anni, potrà essere venduto agli interessati: «Si contribuirà così anche alle iniziative comunali», spiega il vicesindaco Michele Sarri.

Niccolò Budoia

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