Nonno Nanni e Alì spa Cinquant’anni di successi

PAESE. Porzioni più piccole per attirare nuovi clienti. Quelli che al posto di una porzione di stracchino da 250 grammi si accontentano di una da 125, perchè single o amanti del famoso formaggio morbido ma costretti a fare i conti con un budget limitato. È solo l’ultima delle strategie che Latteria Montello con il marchio Nonno Nanni ha deciso di mettere in campo per estendere ancora di più la cerchia di clienti, fedeli oramai da più di 50 anni e in continua ascesa. Spiegata ieri nel corso di un simpatico confronto che si è tenuto al supermercato Aliper di Castagnole tra Luigi Lazzarin, presidente di Latteria Montello e Francesco Canella, fondatore della catena padovana di supermercati Alì. Tra i due una grande amicizia, un forte legame negli affari che si è consolidato nell'arco di molti anni, ma anche una storia professionale simile, tramandata di generazione in generazione, caratterizzata da tenacia e visione.
Latteria Montello con il marchio Nonno Nanni ha chiuso il 2014 con un fatturato che ha sfiorato i 100 milioni di euro, in crescita del 6,5%. «Nel 2015 contiamo di rispettare questo trend», commenta Luigi Lazzarin, che con i fratelli Armando e Bruno, è riuscito a trasformare il laboratorio caseario di papà Giovanni (è lui nonno Nanni), in uno stabilimento di 30 mila metri quadrati, con un brand famoso nel mondo, in cui ogni anno vengono lavorati 600 mila tonnelate di latte. «Nel 1970 abbiamo introdotto i primi macchinari. Nel 1984 abbiamo dato il via alla distribuzione capillare nel territorio italiano, poi dall’89 all’estero. Nel 2001 abbiamo acquistato il coaugulatore che ci permettere di lavorare il formaggio con le macchine come se fossero delle mani a farlo». La mani però lavorano ancora ogni giorno operosamente per incartare le confezioni di stracchino che finiscono nei banchi frigo di Italia, Cina e Stati Uniti. Sono 260 gli addetti in forze nello stabilimento di Giavera del Montello. E sulla polemica dei formaggi realizzati con il latte in polvere, Lazzarin scuote le spalle. «Sono illazioni», dice, «il latte in polvere costa quanto quello normale. Qui è una questione di qualità e noi è a quella che puntiamo». A distribuire capillarmente in Italia la qualità dei prodotti di Nonno Nanni ci pensa la catena di supermercati Alì, che oggi conta 106 sedi in continuo aumento. Un business nato nel 1971 con il primo supermercato- Alì deriva dalla parola alimentari- e con una visione, innovativa per quell’epoca e poi copiata un po’ da tutti: il banco di formaggi e salumi freschi, tagliati al momento.
Dai 17 dipendenti iniziali oggi Alì ne conta 3 mila e 200. Tratta principalmente prodotti locali (ad esempio ogni anno vende in media 300 quintali dello stracchino Nonno Nanni). Ha chiuso il 2014 con un fatturato di 914 milioni di euro, in cresita del 10% rispetto all’anno precedente. L’ambizioso obiettivo per quest’anno è arrivare a quota 1 miliardo, anche grazie alle 2-3 aperture a cui l’azienda punta ogni anno. Certo: salvo intoppi burocratici. «Ora siamo a 106. Assumiamo circa 300 persone all’anno», conclude Canella, «intoppi burocratici permettendo. Sono il più grande problema che abbiamo in Italia».
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