«Non dimenticate Svevo», da Motta parte l’appello alle scuole

Senza celebrazioni il novantesimo anniversario della morte in un incidente. Lo scrittore Del Bel Belluz: «Ha legato il suo nome alla nostra terra, va studiato»

MOTTA DI LIVENZA. Esattamente novant’anni fa, nell'ospedale di Motta di Livenza, alle 14.30, spirava il grande scrittore Italo Svevo. Il 12 settembre 1928 l’ autore triestino stava transitando per la Postumia presso Motta di Livenza quando restò vittima di un'incidente stradale.

L’INCIDENTE E LA MORTE. Inizialmente la diagnosi fu di una frattura del femore guaribile in 40 giorni, nel giro di poco tempo le condizioni dello scrittore peggiorarono e la morte soppraggiunse il giorno dopo l’incidente per problemi cardiaci. «Non piangere Letizia, non è niente morire» le ultime parole rivolte alla figlia.

L’APPELLO ALLE SCUOLE. A 90 anni dalla sua morte lo scrittore mottense Emilio Del Bel Belluz lo ha voluto celebrare con un appello: «Riscopriamo Italo Svevo nelle nostre scuole, una persone illustre che nel momento più tragico è entrato in contatto con la nostra città e ha lasciato qualcosa. Motta di Livenza ricordò la morte di Svevo cinquant’anni dopo, con una mostra e con la presenza della figlia Letizia, che venne in paese assieme al professor Bruno Maier, uno dei più grandi ammiratori e studiosi di Svevo. Ricordo la sala della Loggia gremita di persone che ricordavano questo grande letterato. La figlia di Svevo commossa, alla fine, firmava i libri del padre con una grafia precisa. Qualcuno allora scrisse nella stampa nazionale: “Svevo non solo a Motta, ma nel mondo della letteratura”. Un critico letterario scrisse che non ogni giorno nasce un lettore di Svevo, e in questo aveva ragione. Eppure di uno scrittore così importante bisognerebbe consigliare la lettura dei libri. La storia di Svevo è passata attraverso le strade polverose di Motta di Livenza, sarebbe bello se quest’anno a scuola gli insegnanti lo consigliassero ai propri allievi». «Leggere Svevo è fare un percorso storico-letterario importante - e dovrebbe essere ricordato in modo particolare nei 90 anni dalla morte. In questo modo smentiremmo quello che disse il critico letterario su Svevo».



TRAGICA FATALITà. L'incidente avvenne nella località mottense Tre Ponti, nell'auto oltre allo chauffeur e allo scrittore Ettore Schimtz, 67 anni, erano presenti la moglie Livia Veneziani, 64, e il nipotino Paolo Fonda di 7. L'auto, secondo la cronaca dell'epoca stava “filando via” con andatura normale quando in seguito all’ abbondante pioggia caduta in giornata, le ruote del mezzo slittarono e l'autista perse il controllo del veicolo andando a sbattere contro un albero. I viaggiatori furono trasportati all’ospedale.

L’ULTIMA SIGARETTA. Commovente la testimonianza lasciata dalla figlia Letizia: «Chiese invano una sigaretta a mio cugino e, rivolto a noi, con voce già indistinta: “Questa sarebbe davvero l’ultima sigaretta”. Mia madre, che era cattolica, gli chiese a bassa voce: “Vuoi pregare?”. Egli gemette: “Quando non si è pregato tutta la vita, non serve all’ultimo momento”. Non era credente. Non parlammo più: due ore dopo era spirato. Erano le due e mezzo di giovedì 13 settembre 1928. Aveva 67 anni». «Per i 100 anni sarebbe doveroso lanciare un progetto in ricordo di questo grande scritto, un piano che coinvolga le scuole e i ragazzi di Motta di Livenza. Inizierò già a lavorarci» ha concluso Del Bel Belluz

Riproduzione riservata © Tribuna di Treviso