Nice, Giovanni Gajo è vice presidente: «Nuove acquisizioni e ritorno in Borsa»

TREVISO. È la terza vita di Nice: dopo gli anni ruggenti da “startup” in anticipo sui tempi e quelli della maturazione con la quotazione in Borsa, il delisting - l’uscita dal mercato dei capitali a inizio 2019 - ha spalancato le porte a un nuovo corso. Che non è una rivoluzione, ma una missione in continuità con i princìpi visti finora: crescita del valore, investimenti su ricerca e sviluppo, politica di acquisizioni e collaborazioni.
Il nome nuovo è quello di Giovanni Gajo, fondatore del fondo Alcedo, grande conoscitore dell’impresa veneta e italiana (chiedere, tra gli altri, ad Alessandro Benetton) e da poche settimane vice presidente di Nice, accanto al numero uno Lauro Buoro. Gajo sarà lo “sherpa” finanziario che traghetterà il colosso di Oderzo - che esporta sistemi per l’automazione in più di 100 Paesi - nella ricerca di acquisizioni ed eventualmente nuovi soci. Anche di maggioranza, se l’operazione sarà vantaggiosa per tutti. A medio termine c’è il ritorno in Borsa con un’azienda dal valore lievitato.
Borsa dentro e fuori. «Se torneremo in Borsa vorremo raccontare una storia diversa» esordisce Lauro Buoro, presidente e fondatore, «siamo usciti perché Nice non aveva i multipli che avrebbe dovuto avere». La “terza vita” di Nice parte proprio da qui, il delisting. Sembrava un salto nel vuoto, dopo i primi mesi lontani da Piazza Affari si è confermata la scelta giusta.

A livello operativo è cambiato poco, l’operazione trasparenza - obbligatoria per le quotate - è continuata come buona pratica, la differenza è che ora il gigante è più libero di camminare sulle proprie gambe: «L’uscita dalla Borsa ha comportato una riorganizzazione del board, con l’arrivo di Gajo, che conosciamo e stimiamo da anni, e la conferma di Antonio Bortuzzo come consigliere indipendente» racconta ancora Buoro. Doppia direzione: la politica di acquisizioni, e la trasformazione digitale di tutta l’azienda con la spinta su sviluppo tecnologico (a Oderzo sorgerà la fabbrica 5.0).

Le sinergie. «Da 20-25 anni ripeto che per crescere sono fondamentali sinergie e alleanze, opportunità che non sempre il nostro tessuto produttivo è in grado di cogliere» spiega Gajo, «Nice anche in questo è un passo più avanti di tutti gli altri». L’apertura, sottolinea Buoro, è totale: «È importante sostenere e far crescere dal punto di vista organizzativo un’azienda, io sto costruendo un’organizzazione che sia autonoma a prescindere dalla mia presenza. Non è detto che in un futuro prossimo non possa esserci una maggioranza diversa, ciò che conta è creare tutte le condizioni per incrementare il valore di questa azienda».
La storia. Nello showroom allestito in The Nice Place (stabile accanto a quello principale, aperto anche a eventi pubblici) ci sono gli oggetti che Buoro aveva nel suo garage nel 1993, anno di fondazione dell’azienda. Oggi si sarebbe chiamata startup. Negli anni Nice è cresciuta tanto da garantire una gamma sterminata di soluzioni integrate per l’automazione di cancelli, garage, sistemi per schermature solari, sistemi di parcheggio, sistemi di allarme wireless e home security, per applicazioni residenziali, commerciali e industriali. Nel 2018 ha fatturato 368,2 milioni di euro.
«È la punta di diamante della locomotiva dell’impresa trevigiana» commenta Gajo, «e io sono felice e onorato di farne parte. Ho vissuto gli anni del miracolo economico, all’epoca bastava produrre per vendere. Quell’epoca non tornerà mai più, oggi bisogna creare ulteriore valore, rischiare, muoversi. In questo Nice è un piccolo miracolo».
Nuovi prodotti. Tra i segmenti con maggiori potenzialità di crescita c’è quello della “smart home”, le soluzioni digitali applicate all’ambito domestico. Nice ha già messo in commercio una serie di dispositivi per il controllo a distanza degli impianti: dal sensore che avverte quando lo scantinato si sta allagando alla tradizionale presa elettrica controllabile da smartphone per l’accensione e lo spegnimento. All’interno di The Nice Place è stato allestito un angolo per la realtà virtuale in cui clienti e fornitori possono provare, con occhiali 3D, le innovazioni brevettate da Nice.
«Tramite pochi sistemi operativi controlleremo tutto all’interno e all’esterno della casa» promette Buoro, «non ci sarà la casa domotica, in cui non abbiamo mai creduto, ma la possibilità di connettere gli oggetti ai dispositivi e controllarli alla distanza, anche all’interno di case vecchie di trent’anni. Oggi la smart-home rappresenta il 6-7 per cento del nostro fatturato, ma le sue potenzialità sono enormi».
Riproduzione riservata © Tribuna di Treviso