Nessuno stupro dopo l’incontro in chat, militare assolto
CISON. Aveva conosciuto una sessantenne di Cison in una chat d’incontri. Lei, con alle spalle un divorzio recente e complicato, voleva mettersi alle spalle la sofferenza di una precedente relazione....

CISON. Aveva conosciuto una sessantenne di Cison in una chat d’incontri. Lei, con alle spalle un divorzio recente e complicato, voleva mettersi alle spalle la sofferenza di una precedente relazione. Lui, già sentimentalmente impegnato, la incuriosiva e l’attraeva tanto da convincerla da accettare un appuntamento a Cison. Un appuntamento al buio. Cosa successe poi, le versioni dei fatti sono contrastanti. Secondo l’accusa, lui la porta in un luogo isolato, le strappa i vestiti e la stupra sopra il cofano dell’auto. Poi la riaccompagna a casa in auto, ma durante il tragitto si ferma in un bar, compra un "gratta e vinci" e si mette in tasca 200 euro. Lui, invece, sostiene che quella sera non sia successo assolutamente niente. Dopo aver constatato che la donna, non era così avvenente come appariva nella fotografia che aveva pubblicato nella chat, aveva deciso di offrirle un caffè in un bar di Cison di Valmarino e di riaccompagnarla a casa, senza consumare alcun rapporto.
Ieri mattina, nel processo in rito abbreviato, un ex sottufficiale dell’esercito italiano, un sacilese di 58 anni (difeso dall’avvocato Giuseppe Gulli), è stato assolto dal giudice Bruno Casciarri per non aver commesso il fatto. Per conoscere il motivo, bisognerà attendere il deposito delle motivazioni. Ma è probabile che a pesare sulla vicenda sia stata la ricostruzione dei fatti resa dalla sessantenne di Cison di Valmarino. Possibile che una donna, dopo essere stata violentata in modo così brutale, accetti di farsi dare un passaggio fino a casa dal suo violentatore e di fermarsi con lui al bar? Possibile che la denuncia per violenza arrivi soltanto dopo venti giorni senza che, nell’immediatezza dei fatti, la parte offesa non prenda in mano il telefono e chiami le forze dell’ordine? È su questi ed altri punti deboli dell’accusa (il pubblico ministero aveva chiesto una condanna a 3 anni e 4 mesi di reclusione) che il legale dell’imputato ha puntato la sua arringa. La donna di Cison di Valmarino si era costituita parte civile con l'avvocato Andrea Zambon chiedendo un risarcimento di 50.000 euro.
Marco Filippi
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