Neonata morta: a processo ginecologa e ostetriche

MONTEBELLUNA
Una ginecologa e due ostetriche, dell’ospedale civile di Montebelluna, rinviate a giudizio per omicidio colposo in concorso. Secondo le accuse avrebbero determinato la morte della piccola Gaia, figlia primogenita di Laura Girardi e Gastone Fontebasso. La piccola era spirata dopo appena sei giorni di vita per le gravi conseguenze riportate durante il parto. Ieri mattina il gup Elena Rossi ha fissato l’udienza per il 4 aprile prossimo, ritenendo sufficienti gli elementi raccolti dal pubblico ministero. Quel giorno la ginecologa Omar Layla Abdullai, 43 anni originaria della Somalia ma residente a Montebelluna, e le due ostetriche Rosaria Maria Russo, 31 anni, di Napoli e Elisa Bacchion, 33 di Resana, dovranno difendersi d+all’accusa di non aver impedito per «negligenza, imperizia o imprudenza la morte per edema cerebrale acuto della piccola dovuto a un insulto ipossico-ischemico durante il travaglio con conseguente arresto cardio-circolatorio». Il fatto risale alla notte tra il 9 e il 10 maggio 2010: la gravidanza si era svolta regolarmente, dopo 40 settimane e mezzo erano iniziate le doglie. Laura Girardi era entrata in ospedale, era stata sottoposta a monitoraggio e tutto andava secondo le attese. Ma qualche cosa poi sarebbe andato storto e alle 3,32 la bimba, appena nata, non respirava, il suo cuore non batteva. Secondo le prove raccolte dalla Procura, le due ostetriche e la ginecologa, in concorso tra loro, nel seguire il travaglio della partoriente, non avrebbero considerato adeguatamente la presenza di un «tracciato cardiotocografico» fetale che ne segnalava un’acuta e grave sofferenza. Per questo non avrebbero attuato misure urgenti per evitare la tragedia, come «manovre rianimatorie in utero, iniziative volte a monitorare con adeguata continuità le condizioni del feto o accelerare l’esecuzione del parto». Anzi avrebbero assecondato un parto naturale nonostante la totale assenza, a partire dalla 2.45, della registrazione del battito cardiaco della piccola. La neonata, una volta nata, avrebbe accusato infatti un grave stress ipossico e una gravissima encefalopatia. La bimba era morta il 16 maggio successivo, all’ospedale di Padova, dopo 6 giorni di vita, nel corso dei quali i genitori non avevano nemmeno potuto abbracciarla. Secondo l’accusa dunque la piccola poteva essere salvata se fossero state attuate idonee misure appena erano sorti i primi problemi cardiaci. Allo stesso modo la pensano i genitori che, dopo la tragedia, avevano preteso venisse fatta chiarezza sulle cause del decesso soprattutto per capire se poteva essere evitato. Ora spetterà al giudice stabilire se in questa tragedia, vi sia qualche responsabilità.
Serena Gasparoni
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