Nella stanzetta del club privé fra clienti abituali e nuovi “polli”

Si paga l’entrata, la bevuta al banco, lo spettacolo e – per chi lo desidera – lo show nei cosiddetti privé, stanzette spesso ricavate al secondo piano di magazzini trasformati in locali “hot”, spazi commerciali diventati teatro degli appetiti erotici di uomini di ogni età e portafogli.
Cosa succede dietro le quinte del bar e del palco dove si esibiscono a turno le ragazze del locale? Per saperlo basta scucire 100 euro, tariffa fissa (o quasi) per mezz’ora di tête-à-tête con la “preferita” di turno. Dietro la porta meno vestiti, meno inibizioni e molto peperoncino in più, per chi sogna di toccare con mano quella che, di fatto, è la merce in vendita nei locali subentrati ai vecchi night. In tutta la Marca sono sorti come funghi negli anni Novanta, conquistando talvolta quella zona oscura della notte a metà tra la discoteca e la prostituzione. Tutto lecito, per carità, ma molto spesso il confine è proprio lì, dietro la tenda di un privé dal quale, come accaduto sabato notte al Fantasy di via Reginato, all’arrivo delle polizia scappano clienti e ragazze, tutti seminudi, tentando di evitare la segnalazione o l’identificazione.
Ci sono i locali lap dance, i club scambisti, i “circoli privati”, i night e le “associazioni culturali” che, sotto la veste di promotrici di eventi, celano ballerine seminude, alcolici, musica da discoteca.
Secondo i dati della questura di Treviso una quarantina di porte illuminate da insegne più o meno colorate in tutta la Marca, ubicate soprattutto nella prima periferia, tra i capannoni delle aree commerciali. Quattro nella periferia del capoluogo. La clientela? Varia, ma conta uno zoccolo duro di veri e propri esperti che in internet – tra le righe di appositi forum come Daiana.it – si scambiano commenti, indicazioni, consigli perfino note di ricerca. Di chi? Delle ragazze?
Perchè i gestori di questi club, oltre ad avvicendarsi spesso con la rapidità di un giro di valzer (molto spesso il locale non cambia insegna ma cambia veste sociale), si affidano spesso a “ballerine” o “ragazze immagine” che, oltre ad avere specifici canali di reclutamento, si spostano spesso da un locale all’altro trascinando con sè i fan. Leggere per credere le note di ricerca di Stefy, Lisa, Marina inseguite per ogni dove per le curve e la disponibilità.
I clienti? Si dividono in due fasce: gli habitué e i “polli”, ovvero quelli che arrivano con il macchinone e spendono a più non posso. Il nodo infatti è tutto lì: il portafogli. Più che altro l’obiettivo di questi locali è allettare e far spendere. Scopo delle ragazze è infatti intercettare il cliente, portarlo al banco, farlo consumare e farsi offrire da bere; meglio se alcolico per il cliente e analcolico per la ragazza (tanto costa tutto ugualmente tanto, dai 15 euro in su). Poi, se “attacca”, condurlo a un privé. A controllare tutto spesso è lo stesso barman, che “cronometra” quanto si sta al bancone a fare salotto senza consumazioni, e balli.
E qui si apre la partita più bollente. Lo spettacolo è privato: cliente, ragazza. L’ambiente piccolo, spesso sul retro, ma il più possibile confortevole; tariffa minima 50 euro, ma nei locali più gettonati si arriva facilmente a un minimo di 100 la mezz’ora. Oltre il petting non si dovrebbe andare, ma il condizionale è d’obbligo ed è per questo che ogni blitz della questura è seguito attentamente dagli agenti della squadra mobile che indagano su induzione o favoreggiamento della prostituzione.
Gli incassi vanno tutti al locale, che stipendia le ballerine concedendo forse qualche extra a chi “rende” di più. Appuntamenti fuori orario? Con qualcuna è anche possibile, ammesso non ci sia qualcuno a controllarne le mosse. Le ragazze sono quasi tutte comunitarie, rumene in massima parte, regolari sempre. Ma per accontentare la clientela non mancano ragazze di colore e qualche quarantenne di bella presenza. In gergo: “milf”, richiestissima.
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