Nei centri di raccolta sulle tracce del “boss”

PAESE. Un furgone rosso davanti l’ecocentro di Villorba la mattina, lo stesso identico furgone poche ore dopo davanti al Card di Ponzano. Un altro vecchio Iveco Daily verde e bianco, che si aggira quasi ogni giorno, fuori dagli ecocentri di Carbonera e Villorba, e viene riempito di computer, monitor, impianti stereo, televisioni e elettrodomestici di ogni genere. Puntualmente poi si ripresenta vuoto, per ricaricare tonnellate di Raee. Sono tante le tracce lasciate dal racket che depreda quotidianamente gli ecocentri della provincia. E seguirle porta dritto al cuore del traffico che vede affiancati immigrati, probabilmente qualche profugo, e italiani che affittano i terreni ai caporali.

A Carbonera c’è forse il centro più grande di tutta la provincia per la raccolta dei Raee prelevati nei Card. Si nasconde tra i capannoni dell’area artigianale di via Biban. Ma i movimenti continui di furgoni più o meno scassati che entrano ed escono da un vicolo portano alla discarica abusiva. Quando sembra finita l’area artigianale, è sufficiente seguire una strada sterrata per poche decine di metri per trovarsi di fronte a montagne di elettrodomestici. Ci sono gli scarti di ciò che non verrà mai caricato sui container, e anche la merce pronta a partire. Proprio da qui esce quel Daily verde di cui si diceva prima, dopo aver scaricato la merce depredata al Card. Un’area protetta dagli occhi di chi percorre la strada principale, con siepi intervallate da lastre di metallo. Le forze dell’ordine la controllano, qualche visita è stata fatta, e anche qualche verbale. Ma evidentemente il guadagno, attraverso l’affitto ai caporali che vi scaricano la merce, è maggiore della sanzione.

Un altro centro di raccolta di dimensioni minori è tra Castagnole e Porcellengo, in una laterale di via Toti. Qui una coppia di africani tiene in giardino frigoriferi, lavatrici e lavastoviglie. Almeno una trentina di grandi elettrodomestici nei giorni in cui si accumula più materiale. Da dove provengano di preciso non è chiaro, è il bottino ricavato dagli ecocentri, da quali non si sa. Alcuni tra coloro che sono ai livelli più bassi della piramide non sono consapevoli di agire illegalmente. Non è questo il caso del ragazzo che gestisce lo smercio in via Toti. Alla segretezza e alla privacy ci tiene, eccome. Presidia il cancello di casa, appoggiato all’auto. Basta una foto da decine di metri di distanza alla casa, per farlo scattare. Sale in auto e ci insegue, fino a impedirci l’uscita da un vicolo cieco mettendo l’auto di traverso. Minaccia di chiamare i “suoi”. Solo una telefonata ai carabinieri lo fa desistere e ripartire. Il suo traffico non è un segreto, per il Priula, Contarina. Ma nonostante le segnalazione, nessuno è ancora riuscito a stroncarlo.
A Villorba, in via Fontane, vive un altro dei predoni del cerd. Accumula ogni elettrodomestico, anche ferri da stiro e autoradio che prova a riparare. In questo caso sì si tratta di arrangiarsi per recuperare alcuni spiccioli per riuscire a mangiare ogni giorno. La merce è diretta a un altro dei centri di raccolta e smistamento abusivi, nel territorio di Nervesa. A Caerano sistema diverso e più diretto: un container parcheggiato vicino al Card, così i rifiuti compiono un giro in meno prima di arrivare nel porto di destinazione. Meno passaggi, meno spese. In provincia di centri di raccolta ce ne sono almeno altri due, ma - Contarina e Consorzio Priula ne sono convinti - un’indagine della Procura ne porterebbe a galla altri. (fe.cip.)
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