«Napoli amore mio», la lettera di Valeria fa impazzire il golfo

TREVISO. Il 3 agosto alle prime ore del giorno Valeria si è affacciata alla finestra di casa, fuori c’era il golfo di Napoli, dentro gli scatoloni del trasloco che l’avrebbe portata via dalla città dopo due anni. È rientrata, ha acceso il computer e in pochi minuti ha scritto sul suo profilo facebook una lunga lettera d’addio a Napoli. Un gesto comune, ai tempi dei media, ma che proprio per le dinamiche della rete è diventato un caso nazionale perchè quelle sue parole scritte di getto, col cuore e con la testa sono diventate in poche ore la bandiera della città rimbalzando dai computer ai telefoni, dalle chat ai siti internet e alle pagine dei giornali locali. Oltre 11 mila condivisioni in quattro giorni, 24 mila “mi piace”, circa cinquemila persone che le hanno risposto ringraziandola, elogiandola, offrendole ospitalità gratis «quando vorrai tornare», pranzi, cene, affetto, qualcuno perfino proponendola come degna della cittadinanza onoraria di Napoli.

Trevigiana doc, 32 anni, laureata in filosofia a Ca’Foscari, impegnata nel sociale con progettio per ilpenitenziario minorile di S.Bona e anche in politica (anni fa era vice coordinatrice Pdl), Valeria Genova era arrivata ai piedi del Vesuvio nel 2015 dopo aver vissuto un anno a Londra, dove si era trasferita seguendo il marito – pilota dell’aeronautica – sposato nel 2011. «Sono arrivata timorosa, ora sono innamorata» racconta, «ed ho scritto la mia lettera di addio alla città proprio per spiegare a chi non ci è mai stato quanto sia bella la città e quanto la realtà sia lontana dalla diceria. Volevo parlare agli amici del Nord e l’ho fatto». Ha scritto di getto, ha chiuso il computer ed ha continuato a preparare il trasloco, poi il telefono e la mail hanno iniziato a intasarsi ed oggi ribollono ancora. «Sono frastornata» racconta, «non mi sarei mai aspettata tutta questa eco, non so che dire».
Ovvio ripensare alla trama, rovesciata, di film come “Giù a nord”, la ragazza che parte dalla terra che urlava contro i teroni che si innamora della città simbolo della battaglia del Nord contro il Sud. «Ed il mio arrivo in città è stato emblematico» racconta ridendo, «dal macellaio con 25 gradi con la giacca e la borsa nascosta sotto.. sono entrata e dal balcone mi hanno guardato.. tiene freddo?. Quando gli ho spiegato che era per la paura degli scippi si sono messi a ridere». Risultato? «Mi sono sentita una idiota ed ho iniziato a vivere Napoli davvero scoprendo che è una città con le sue ombre, ma come le hanno tutte. Ma con una forza, una vitalità, una cultura, un’ospitalità che va oltre ogni immaginazione. Una città che pulsa di vita vera, che si arrangia certo, ma perchè la sua storia le ha insegnato a farlo». L’indolenza? Il sotterfugio? La furbizia? «I napoletani sono i primi che si arrabbiano, contestano la malavita, cercano di cambiare. Alle volte danno la colpa agli altri, ma la maggior parte vuole il meglio e lo esprime nella vita di tutti i giorni».
Ha scritto «Io sono veneta, timida... ma non mi sono mai sentita sola». Si tratta solo di lasciarsi coinvolgere, capire il ritmo, «ho capito l'importanza del liberarsi da tutti i pregiudizi nei confronti di una città, di un popolo, di una terra, e di immergermi completamente nella vita della città stessa, per capirla, per captarne i pregi, per capire le difficoltà».
Napoli ha risposto al saluto come un fiume in piena, con l’entusiasmo chiassoso che la contraddistingue, trasformando le parole di una trevigiana («Ma Treviso dove c’è la Lega di Gentilini?» domanda ancora qualcuno) in un sensazionale spot per un golfo che ha Gomorra e spaccio, certo, «ma non solo quello e anzi molto di più». Il caso, in rete, era già servito pronto per essere letto con la “tazzulella ’e cafè”.
Riproduzione riservata © Tribuna di Treviso