Musica, stand e serate da pienone Il cuore di Treviso è sulle mura

Tra un concerto e l’altro ristoranti sempre affollati: qualità e prezzi in crescita: «Ma è nella norma» Affluenza su del 20 per cento. Più controlli su orari e rumori, quest’anno niente proteste dai residenti
Agostini agenzia foto film Treviso Suoni di Marca 2015
Agostini agenzia foto film Treviso Suoni di Marca 2015

Ti piace la musica? C’è. Incuriosito dal bodypainting? Lo trovi. Gelato, caffè, burritos? Anche. Pesce crudo? È in fondo a sinistra. Arrosti e grigliate? Di diversi tipi. Percorrere i trecento metri delle bancarelle, di Suoni di Marca è come ritrovarsi in un movimentato e allegro mercato dell’intrattenimento e della moda. Un microcosmo di possibilità – accanto alla buona musica – che proprio per questo, forse, dall’inizio della manifestazione ad oggi sta facendo segnare un afflusso continuo di persone di ogni età.

La manifestazione quest’anno è cresciuta nei numeri (più 20 per cento di presenze) e rinnovata. Pensionata l’iniziale versione “pop” fatta di snack, cicchetti, birra e prosecco a fiumi, ha deciso di differenziarsi diventando un piccolo luna park in cui basta camminare qualche metro per passare da un venditore di ceramiche tunisine a un cocktail bar, da un produttore di liquirizia a uno chef che gioca d infarcire piatti di ogni genere.

Sparvoli Treviso Suoni Di Marca Tullio De Piscopo
Sparvoli Treviso Suoni Di Marca Tullio De Piscopo

Stasera sul palco c'è... Marta sui Tubi
Marta sui tubi, la band nella formazione ampliata

Si è deciso di alzare l’asticella dell’offerta il che, piaccia o meno, ha comportato anche un alzarsi dell’asticella dei prezzi: si può mangare un boccone con 5 euro, ma se si vuole godere d’un piatto si paga di più. Ma guai ad utilizzare il termine “cari”, vicino agli stand.

«Qui tutti i ristoratori stanno facendo a gara per proporre piatti ottimi, espressi» dice Mirco Migotto del Migò, «la qualità del cibo e del servizio è alta e la musica dei big tutta gratuita. Trovatemi un’altra situazione così...». Il gioco, e il prezzo, «valgono la candela».

Mirco Migotto di Migò
Mirco Migotto di Migò

Questa l’opinione comune di chi dalle 16.30, da fine luglio, lavora per organizzare le cucine sfidando anche i caldi più torridi. «È una bellissima vetrina », dice Federica Nasato, titolare del Tamburello di Castelfranco, «e anche se la clientela può oscillare di serata in serata, il ritorno di immagine è validissimo. E poi anche il clima tra i ristoratori è unico. Sapete che a fine giornata ci si scambiano i piatti per assaggiare le ricette degli altri?». «Noi partecipiamo da tre anni», dice Luca Busatto, dell’omonimo ristorante. Allo stand lavorano in 11 più un sommelier e nel caldo di griglie, piatti, forni, tante corse tanti sorrisi. «Paolo (Gatto, l’organizzatore ndr) è un eroe a portare avanti ogni anno questo festival sfidando problemi e polemiche».

Federica Nasato e lo stand Tamburello
Federica Nasato e lo stand Tamburello

Nella Treviso che spesso accoglie ogni novità con un lamento, salvo poi criticare che manchino novità, l’edizione 2015 del festival è riuscita a stoppare in partenza sia le minacce di petizioni contro la musica, sia le critiche dei residenti per i parcheggi vietati. Merito anche del gran lavoro fatto con la polizia locale, che presidia il festival tutte le sere cercando di accogliere richieste, segnalazioni, problemi. Ma merito anche di una più attenta gestione dei volumi, delle casse e degli orari. Anche se qualche bis viene ugualmente concesso (all’artista non si può negare).

Il team di Busatto
Il team di Busatto

Mezzanotte è il temine (lasco)per la musica sul palco, ma non per quella dei dj set che accompagnano la festa fino alla chiusura del “parco” e degli stand dove si dispensano drink a fiumi. La birra ufficiale è cambiata ancora (scelta non condivisa molto dai frequentatori), ma l’offerta è ampia come la mole dei rifiuti che sera dopo sera viene gestita dai gruppi di giovani volontari che lavorano in cambio di incassi minimi e magari una birra o un panino con sconto. Si differenzia tutto, ma dietro i banconi non sono tutti sorrisi.

Da Albertini si lavora
Da Albertini si lavora

«Con quel che paghiamo», dice un barista, «tra bidoni da riempire e svuotare di corsa, regole ferree di divisione dei rifiuti ci stranno facendo impazzire. Abbiamo chiesto più bidoni e sacchetti: Contarina non ci ha nemmeno ascoltato, così i sacchetti ce li portiamo da casa». Tutto si può migliorare, «e cercheremo di farlo» assicurano gli organizzatori. Di certo c’è che sulle mura, tra piazzisti di caffè, arredi alla moda, carne argentina, materassi miracolosi, stand di magliette, spritz, frittura mista, isole ecologiche c’è un mondo che non è facile da gestire. Anche per questioni logistiche. Eppure di trasferire Suoni di Marca altrove nessuno vuol sentir parlare. «Questa è una location unica» dicono da Albertini. Gli fanno eco gli altri. «E poi questo è il festival estivo di Treviso: se non lo fai in città...».

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