Muore a 26 anni dopo il trapianto ai polmoni

Due paesi in lutto per la scomparsa di Vanni Gava: domani l'addio al giovane
Vanni Gava aveva 26 anni
Vanni Gava aveva 26 anni
 
BIBANO DI GODEGA.
Aveva 26 anni, l'entusiasmo della gioventù e il coraggio di un leone. Con queste armi, e con quelle della medicina, si è battuto fino all'ultimo istante per sconfiggere la malattia. Alla fine, ieri mattina alle 5, purtroppo ha vinto lei.
 Vanni Gava, residente a Codognè, ma abitante in via Marconi a Bibano, è morto nel reparto di terapia intensiva dell'ospedale di Padova, sei mesi dopo un trapianto di polmoni che gli aveva restituito il respiro e la speranza di una vita normale. La malattia, catalogata tra quelle rare, si era presentata sei anni fa con un nome oscuro «istiocitosi X» e con effetti devastanti: perdita progressiva della capacità respiratoria. Vanni ha cominciato a girare gli ospedali del Nord Italia con la bomboletta d'ossigeno a portata di zainetto e ha dovuto smettere di lavorare, di guidare, di trascorrere una serata in discoteca. Insomma, ha dovuto smettere di essere un ragazzo della sua età. Un presente difficile, schiavo di un respiratore, ma lui non si è arreso: se il presente è negato, diceva, allora puntiamo sul futuro.  Dall'istiocitosi non si guarisce, l'unica speranza è il trapianto di polmoni: il più difficile fra tutti i trapianti. Vanni è entrato nelle liste d'attesa e per anni ha aspettato serenamente, ma anche con abissi di paura e di disperazione, il dono prezioso. Che è arrivato lo scorso 6 agosto: operato a padova dall'equipe del professor Rea e seguito dalla dottoressa Monica Loy del reparto di Chirurgia toracica del policlinico, Vanni ha ritrovato dopo una lunga e difficile convalescenza, il vero sapore dell'esistenza.  Via il respiratore, avanti finalmente, dopo cinque anni, la vita. E con essa tanti piccoli progetti perchè farne di grandi significava osare troppo dopo aver ottenuto così tanto: ecco allora il sogno di una pranzo, con gli amici e i familiari, un pranzo degno di questo nome senza più diete e costrizioni; ecco allora una partita allo stadio della sua amatissima Juve; ecco allora la possibilità di rimettersi al volante senza dover più chiedere passaggi agli amici o ai genitori e al nonno; ecco soprattutto il ritorno a un lavoro (era stato impiegato come centralinista in municipio a Codognè) che gli restituisse la dignità sociale che la miseria della pensione di invalidità rischia di calpestare. Piccole, grandi conquiste che Vanni si preprava a realizzare. Poi un'infezione si è inserita in quel corpo con le difese abbassate (per evitare il rigetto), l'ha tormentato, l'ha ingannato lasciandogli credere di essere guarito, l'ha colpito di nuovo, lo ha sfiancato, lo ha sfinito e infine ieri mattina lo ha ucciso. Vanni lascia mamma Sonia, papà Giampietro, il fratello Teddy, gli affezionatissimi nonni che in questi anni hanno combattuto accanto a lui e per lui. Lascia gli amici del bar di Bibano, suo buen retiro, i compagni delle infinite sfide di Dama. Questa sera alle 20 nella chiesa di Bibano verrà recitato il rosario, domani mattina alle 11, sempre a Bibano, l'omelia funebre. Vanni ha chiesto di essere tumulato nel cimitero del paese, accanto al suo amico Davide, ucciso lo scorso anno dalla fibrosi cistica. Eventuali offerte, al posto dei fiori, potranno essere fatte alla onlus Unione Trapiantati Polmone di Padova presso banca di Cividale, filiale di Cormons, iban IT 38D0548464551002571002120. Vanni era l'amatissimo nipote della nostra collega Sabrina Tomè. A lei, alle famiglie Gava e Tomè e a tutti i familiari, l'affettuoso abbraccio di redattori, poligrafici e collaboratori della Tribuna.

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