Muore a 24 ore di distanza dal fratello

PONTE DI PIAVE. Giovedì sono stati colpiti entrambi da un ictus. Poi sono morti a distanza di 24 ore l’uno dall’altro Giacomo e Rino Capoia, due fratelli originari di Cimadolmo. Rino, 82 anni, è mancato lunedì all’ospedale di Oderzo. Il suo funerale è stato celebrato ieri nella chiesa arcipretale di Ponte di Piave. È stato nella tomba di famiglia di Negrisia. «Ha lasciato la moglie Maria, la sorella Fiorenza, i fratelli Giacomo e Luciano», recitava l’epigrafe esposta lunedì sera nella zona. Non sono trascorse più di 24 ore che proprio quel “fratello Giacomo” annunciato nell’epigrafe, è morto anche lui all’età di 83 anni. Entrambi avevano lavorato in Svizzera nel settore edile e poi, rientrati in Italia, si erano divisi professionalmente, ma sono sempre stati uniti nell’affetto. Ultimamente non stavano molto bene. Sono stati colpiti da ictus, uno al mattino di giovedì e l’altro al pomeriggio. In pochi giorni, prima è morto Rino, poi in cielo l’ha seguito Giacomo. Rino in Italia aveva lavorato alle dipendenze dell’impresa edile “Prevedello Costruzioni” di Ponte di Piave. Giacomo invece aveva fondato a Cimadolmo nel 1978 un’impresa artigiana edile, rilevata dal figlio Daniele negli anni Novanta. Ora la “Capoia Costruzioni Generali srl” conta 25 dipendenti e opera a 360 gradi sia nel settore industriale, residenziale che dei restauri. I funerali di Giacomo si terranno oggi alle ore 16 nella chiesa di Cimadolmo. A salutarlo la moglie Eleonora, i figli Giuseppe con Loretta, Luisa con Mauro e Daniele con Luana, oltre ai nipoti e ai due fratelli Luciano e Fiorenza. Il figlio di Giacomo, Giuseppe (conosciuto anche per essere stato candidato sindaco per la Lega Nord a Cimadolmo), è stato imprenditore nel settore degli impianti elettrici e dal 2012 ha rilevato la Panotec srl con sede a San Michele di Piave, industria prima al mondo ad aver ideato e brevettato il sistema innovativo di produrre scatole su misura, esportate in Europa, Usa, Russia, Australia, Brasile e Cina, inaugurata con la presenza del critico d’arte Vittorio Sgarbi. «Rino e Giacomo erano legati da buona amicizia e fraternità. Sono stati uniti nella vita e ora nella morte», spiega commosso Daniele, figlio di Giacomo.
Alessandro Viezzer
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