Morto l’ex carabiniere ferito dal bandito Giuliano

Si è spento a 86 anni a Mosnigo Alfonso Ferracin che nel 1949, a neanche 22 anni partecipò ad un paio di conflitti contro il feroce comandante indipendentista

MORIAGO DELLA BATTAGLIA. Si è spento martedì nell’ospedale di Conegliano uno dei “carabinieri del bandito Giuliano”, Alfonso Ferracin, 86enne di Mosnigo che nel 1949, a neanche 22 anni, partecipò ad un paio di conflitti contro il criminale siciliano. Fu proprio la caccia a Salvatore Giuliano, comandante del braccio armato del movimento indipendentista che mise a ferro e fuoco la Sicilia contro le autorità italiane tra il 1945 e il 1946, a caratterizzare la gioventù di questo ragazzo del Piave. Nato nel 1927 a Vidor, infatti, Ferracin si arruolò a 18 anni nell’Arma e fu subito mandato in uno dei territori più “caldi” dell’allora Regno d’Italia ovvero la provincia di Palermo.

A quell’epoca Sicilia era sinonimo di Mis (Movimento indipendentista siciliano), Mis era sinonimo di Evis (l’esercito volontario) ed Evis era sinonimo di Salvatore Giuliano, figura controversa (e non chiara tuttora) nella terra più a sud della nascente Repubblica Italiana. Visto come una sorta di Robin Hood siciliano, infatti, Giuliano uccise personalmente due carabinieri e fu tra gli ispiratori di una serie di stragi, imboscate ed attentati in cui perirono numerosi civili e militari. Alfonso Ferracin fu ferito proprio in uno di questi il 19 agosto 1949, nel famoso assalto degli uomini del bandito alla caserma dei carabinieri di Bellolampo. In quell’occasione un automezzo del battaglione mobile dei carabinieri di Palermo, inviato in rinforzo, saltò in aria su una mina: morirono in sette, mentre undici, tra i quali Ferracin, rimasero feriti. Ferracin rimase ferito anche a Palermo, in un successivo conflitto a fuoco per la cattura di Giuliano, nella notte tra il 13 e il 14 ottobre 1949. Dopo nove anni di servizio, il giovane carabiniere veneto fu congedato dall’Arma per le ferite riportate. Rientrato a Vidor si dedicò all’agricoltura e sposò la padovana Margherita Sfriso. Nel 1972 si trasferì a Mosnigo, continuando a fare il contadino e l’allevatore, ma dopo soli cinque anni rimase vedovo. Uomo riservato e discreto, lascia la famiglia del figlio Severo, con i nipotini Marco e Margherita. Oggi, alle 15, nella chiesa di Mosnigo il funerale.

Glauco Zuan

Riproduzione riservata © Tribuna di Treviso