Addio Elio Renosto, stratega dei dorotei. Lutto nella politica a Treviso

Morto alla vigilia di Natale a 96 anni, rappresentava un pezzo di storia trevigiana della Dc e della politica. Il nipote Enrico: «Da lui ho imparato la politica come servizio, l’impegno, la dedizione, l’onestà»

Andrea Passerini
Elio Renosto
Elio Renosto

Con Elio Renosto, scomparso alla vigilia di Natale a 96 anni in un letto del Ca’ Foncello, se ne va un pezzo di storia cittadina, non solo della Dc e della politica, non solo del capoluogo.

La mente e lo stratega del mitico “clan” Renosto, creato con il fratello Toni (erano 11 fratelli), formidabile macchina del voto (le fatidiche terne per Roma) e dei congressi della Balena Bianca, il famoso blocco doroteo, più conservatore, che di volta in volta lanciò in Parlamento Maria Pia Dal Canton e Ferrari Aggradi, determinato i sindaci non fanfaniani (strenui avversari, Mazzarolli in primis) e più tardi i Bernini e gli Armellin, il giovane Benazzi con i vari Piovesan e Cendron (con Trevisan e Bruna Renosto cognata di Elio), autori della rivolta interna alla Dc che portò alla giunta Reggiani.

E poi, i congressi decisi a colpi di tessere e votanti. Tanto da essere soprannominati i “signori delle tessere”, assoluti dominatori del partito cittadino con le loro “truppe cammellate”.

Pensionato Enel invalido di guerra (perse una mano per una penna ordigno, prima da adolescente fu staffetta per i partigiani cattolici), scampato alle bombe del 7 aprile si rifugiò a Santa Bona. Là avrebbe poi creato la culla del “clan”, nelle case popolari del quartiere. Aveva cominciato il suo impegno sociale in Azione Cattolica, per approdare poi alla Dc, allora filiera fisiologica dei cattolici impegnati. Ma non volle mai superare le dimensioni cittadine, né ha mai avuto ambizioni di carriera in prima persona: preferiva lavorare sottotraccia per gli altri. Chiedere a cavalieri e commendatori...

«Da lui ho imparato la politica come servizio, l’impegno, la dedizione, l’onestà. E che i bisogni non hanno colore politico, è stato un modello», dice il nipote Enrico Renosto. «Ha tessuto fili e fatto la storia dei governi di città e territorio», lo ricorda Francesco Benazzi.

Lascia le figlie Nicoletta ed Elisabetta, artista ed illustratrice, il genero Andrea, il nipote Nicolò, i fratelli Ernesto e Bruno. L’addio martedì 30, alle 10, all’Immacolata.

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