È morto l’avvocato Roberto Quintavalle, l’amico della famiglia di Iole Tassitani
Aveva 80 anni, nel 2007 seguì la tragica vicenda della giovane rapita e uccisa da Michele Fusaro: nel suo libro la perplessità per il mancato ergastolo all’assassino. Era anche appassionato di musica

È stato l’avvocato che ha seguito la famiglia della vittima del più efferato delitto avvenuto a Castelfranco: quello di Iole Tassitani. Roberto Quintavalle è venuto a mancare sabato notte all’ospedale di Castelfranco dopo una breve malattia. Aveva ottant’anni. Una figura molto conosciuta in città sia per la sua professione ma anche per la sua grandissima passione per la musica.
La carriera
Orgogliosamente si definiva “di origine etrusca” essendo nato a Perugia il 1 maggio 1945 e aveva conseguito a soli 21 anni la laurea in Giurisprudenza: il lavoro lo aveva poi portato negli anni Settanta prima a Vicenza e poi a Castelfranco, dove fu liquidatore all’agenzia Generali, prima di aprire il suo studio legale.
Specializzato in diritto civile, ricoprì anche il ruolo di vicepretore a Castelfranco e di presidente dell’ordine degli avvocati di Treviso. Il suo volto divenne noto a livello nazionale, quando nel 2007 si trovò («Mio malgrado», diceva sempre) ad assistere la famiglia Tassitani nei giorni cruciali del rapimento e della scoperta del corpo senza vita di Iole Tassitani per mano di Michele Fusaro. Era stato il papà di Iole, il notaio Luigi Tassitani, suo fraterno amico, a chiedergli di occuparsi del caso, quando ancora si sapeva solo che Iole tra il 12 e il 13 dicembre non era tornata a casa e non dava notizie di sè.
La tragedia
In quei tragici frangenti, fino alla scoperta del corpo martoriato della giovane alla vigilia di Natale, era lui che teneva i rapporti tra la famiglia e le autorità, ma anche con i cronisti che assediavano la porta del suo studio.
Seguì quindi il processo assieme al collega Fabio Pavone. Per Quintavalle fu un’esperienza che lo segnò per sempre. Confidò tutto in un libro, “La mia Verità”, dove non nasconde tutte le sue perplessità sul caso, a cominciare dai possibili complici di Fusaro, fino a quello che forse è sempre stato il suo cruccio: una condanna per l’assassino a trent’anni e non all’ergastolo. A Castelfranco era un volto più che noto anche a chi, per diversi motivi, non doveva frequentare le aule del tribunale: per oltre trent’anni ha frequentato il coro polifonico di Salvarosa ed era lui a presentarne le esibizioni, in particolare quelle del Mercoledì Santo in Duomo, dove a lungo venne proposto il Requiem di Mozart («Non ci sono parole per definire questo capolavoro»).
La musica
Era l’altra faccia dell’avvocato Quintavalle: quella del grande appassionato di musica, in particolare quella lirica, cosa che lo ha portato a essere presidente del Conservatorio Agostino Steffani. Non solo: fondò l’ Associazione Amici della musica lirica Mario del Monaco e il concorso intitolato al tenore che si è tenuto per dieci edizioni nella città del Giorgione. Roberto Quintavalle lascia la moglie Patrizia, la figlia Cecilia, pianista e funzionario dell'ufficio produzione del Conservatorio Agostino Steffani, con il compagno Andrea, musicista e docente, e la nipote Frida. La famiglia vuole esprimere il suo ringraziamento al personale medico e paramedico dell’Ospedale di Comunità di Castelfranco, come anche al centro servizi alla persona Domenico Sartor. Il saluto laico a Roberto Quintavalle sarà fissato nei prossimi giorni. —
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