Morta Emanuela Bozzo segretaria di de’ Longhi

SILEA
È spirata tra le braccia del marito e del l’amatissimo figlio, ieri mattina all’alba. Emanuela Bozzo aveva solo 52 anni. Il cancro al cervello ha domato la sua resistenza e la sua inesauribile voglia di vivere.
Era la segreteria di Bepi de’ Longhi, dai primi anni ’90. E dell’azienda era uno dei perni, con quasi 33 anni di servizio: ci era entrata giovanissima, subito dopo il diploma all’Itc 2 di San Pelajo. In ufficio all’inizio andava a piedi: abitava a Fiera, in via Seitz, a pochissimi metri dai cancelli dell’azienda, già allora uno dei colossi mondiali nel settore dei piccoli elettrodomestici. I primi tempi era impiegata nell’ufficio contabilità, ma ben presto le sue doti l’avevano portata ad entrare nello staff del presidente, e infine a diventare la segretaria personale e fidatissima. Si era sposata nel 1992, e si era trasferita con il marito a Silea.
«Discrezione e riservatezza le erano innate», dice chi l’ha conosciuta in azienda, «E con la dedizione all’azienda aveva fatto di quelle doti uno stile di vita, oltre che una prerogativa professionale». Altri sottolineano come «sapesse comprendere anche i riflessi delle questioni più complesse, mantenendo un atteggiamento sempre positivo e costruttivo».
Le ha reso omaggio ieri lo stesso Giuseppe de’ Longhi, esprimendo «profonda tristezza» e piangendo «una persona di grandissima dedizione e riservatezza, dall’indole generosa, retta e leale, che per lunghi anni mi è stata accanto, soprattutto nei momenti più difficili della vita aziendale». A conferma di un rapporto professionale fiduciario scandito da un’affidabilità assoluta, mai intaccato né scalfito.
Amava stare con gli amici, la vita all’aria aperta, il cibo bio. E immergersi nella natura: soffriva e si arrabbiava ogni volta che vedeva un sito inquinato, o una minaccia su flora e fauna. Ed era una infaticabile lettrice, soprattutto di romanzi, animata dalla curiosità. Quindici mesi fa, la terribile diagnosi. «Abbiamo provato di tutto con visite e consulenze in Italia e anche all’estero», rivela il marito Massimo, abbattuto dal dolore, «non c’era nulla da fare. E lo ha capito anche lei, ad un certo punto».
Ma non per questo Emanuela si era arresa: anzi, ha voluto ancor più esser vicina ai suoi cari, e lottare con tutte le sue forze, moltiplicate, per battere il subdolo male. Fino alle 5 di ieri.
Lascia il marito Massimo Michelon e il figlio Alessandro, studente universitario a Trieste e pallavolista che gioca in serie B (il volley è passione di famiglia, il padre ha giocato ed allenato).
L’ultimo saluto ad Emanuele sarà officiato martedì 22 dicembre, nella chiesa di Sant’Ambrogio di Fiera a Treviso, alle 10. Data la particolare congiuntura, sarà possibile seguire la cerimonia in streaming. Saranno raccolte offerte da devolvere all’Advar. —
A.P.
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