«Morì eroe davanti ai suoi soldati»

Nervesa: lungo la vecchia ferrovia per Conegliano, una lapide ricorda l’ufficiale caduto il 19 giugno 1918
Di Gino Zangrando
NERVESA DELLA BATTAGLIA CIPPO RICORDO GEN ALESSANDRO PLATONE fotocronaca nervesa della battaglia alessandro platone via e cippo
NERVESA DELLA BATTAGLIA CIPPO RICORDO GEN ALESSANDRO PLATONE fotocronaca nervesa della battaglia alessandro platone via e cippo

NERVESA. Uno stereotipo molto frequente sugli scontri della Grande guerra è quello che vede generali e colonnelli al sicuro in luoghi protetti, mentre soldati, sottufficiali e ufficiali subalterni morivano a migliaia nei combattimenti. Questa situazione si verificò per molti alti ufficiali, ma certamente non per il colonnello Alessandro Platone che perse la vita in modo eroico il 19 giugno 1918 a Nervesa nella zona della linea ferroviaria Montebelluna-Conegliano che ora è dismessa. Su posto lo ricorda un piccolo momento dimenticato dai più per la difficoltà nel raggiungerlo, mentre è difeso dalle erbacce e solo da sporadici interventi di volontari.

Platone era il capo di stato maggiore della Sessantesima divisione che aveva per comandante il generale Pietro Mozzoni. Di solito ufficiali di così alto grado non partecipano agli scontri in prima persona, ma tre giorni prima gli austroungarici, che dopo la rotta di Caporetto avevano occupato la Sinistra Piave, avevano passato il fiume con l’intento di dilagare. È stata la loro ultima offensiva: la famosa “Battaglia del Solstizio”. Il nemico deve essere fermato ad ogni costo. All’imbrunire Mozzoni e Platone sono sul posto e combattono personalmente alla testa delle truppe spronando i loro uomini con l’esempio. Il colonnello scompare. La notizia della sua morte sarebbe stata certa solo giorni dopo.

A battaglia conclusa il generale Mozzoni, che nel primo Dopoguerra fu uno di pochi membri della classe dirigente del tempo a non aderire al fascismo, scrisse una lettera di cordoglio alla vedova, che oggi appare pubblicata dall’associazione storico culturale “Fronte del Piave” sul suo sito internet. Mozzoni, dopo aver fatto le condoglianze alla vedova e agli orfani di Platone, che chiama poco retoricamente suo “compagno di lavoro”, spiega com’è morto l’ufficiale e com’è stato ritrovato il suo corpo. «In quel momento egli cadde, mentr’era avanti, più avanti di tutti, colpito nella sua bella e limpida fronte da una palla di mitragliatrice nemica, quasi a bruciapelo. Ed io non lo vidi: qualche albero, pochi arbusti ci separavano», scrive il generale.

«Lo ricercai quando, assolto il compito che mi ero assunto, volli ritornare alle mie normali funzioni; non lo vidi più nella serata, e nessuno seppe darmene notizia: né quel giorno, né il giorno dopo. E allora, risultatemi inutili tutte le ricerche fatte nei posti di raccolta dei feriti, e negli ospedali, intravidi la triste realtà e temei il peggio», prosegue il comandante della divisione. Il “peggio” è confermato. «Dopo due giorni il caso condusse a me un giovane caporale del Terzo Fanteria, certo Duilio Puccini da Cascina, che gli era vicinissimo quando cadde, perché lo seguiva per primo; e poté dirmi del modo come venne ferito, dell’assistenza ch’egli tentò di prestargli, ricevendone in compenso uno sguardo dolce di riconoscenza, ma non più una parola da quella voce che, vibrante d’energia e di volontà, aveva gridato fin allora: Avanti !, Che v’era in quello sguardo? Certo, signora, un ultimo pensiero rivolto alla sua amata compagna ed ai suoi adorati bambini, un ultimo palpito per la Patria, cui egli aveva, con generosità sublime, immolata la sua esistenza col gesto del più puro eroismo. Due giorni fa, avanzando, lo ritrovammo», continua il generale nel suo racconto, che conclude tentando di consolare la vedova Platone così: «Signora, Ella ed i suoi bambini lo piangano, perché perdita maggiore non avrebbero potuto fare: nulla mai li ricompenserà. Ma la grandezza del loro sacrificio e la radiosa gloria che il colonnello Platone ha acquisito al suo nome, valga loro di conforto nell’impareggiabile cordoglio».

La morte eroica del colonnello Platone viene “sintetizzata” anche nelle parole che oggi sono ancora visibili sulla sua lapide, in un luogo presumibilmente assai vicino a quello in cui il generale Mozzoni trovò il suo corpo ferito mortalmente.

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