Montebelluna, avvelenata la cagnolona di Giulia: «Trovate il colpevole»

MONTEBELLUNA. Hanno avvelenato Olga e c’è un sospetto: un killer seriale dei cani si aggira seminando bocconi avvelenati nelle prime propaggini del Montello a Montebelluna.
Già, Olga non era un umano, ma un magnifico esemplare di cane di montagna dei Pirenei. Al quale, insieme a due suoi simili - anche come stazza - è affidata la buona custodia della giornalista sportiva Giulia Candiago e della sua famiglia, che abitano in collina, in una villa che sta al 38 di via General Fiorone. Ma al di là dello choc per la morte dell’amata cagnolona, Giulia lancia un appello e non per scoprire l’assassino del suo cane.
«Stamattina - raccontava ieri la conduttrice della trasmissione Rai “Back” - abbiamo trovato Olga morta a poche decine di metri dal cancello e abbiamo già portato i suoi resti ad analizzare all’istituto di zooprofilassi, per essere certi che si sia trattato di avvelenamento. Ma una cosa del genere era già avvenuta al cane di una signora che abita poco lontano da casa nostra. E in quel caso c’è la certezza che si sia trattato di bocconi avvelenati. Ora sono preoccupata non tanto per i nostri altri cagnoloni, quanto per le persone, soprattutto per i bambini che vivono in questa zona o che magari girano per il Montello in passeggiata in questi giorni estivi. Se dovessero prendere in mano la polpetta avvelenata, rischierebbero davvero grosso. Faccio un appello al Comune di Montebelluna: esistono i cani addestrati ad individuare i bocconi avvelenati e sarebbe utile, forse necessario, provvedere a una bonifica - dice la giornalista, nota anche per essere stata per 8 anni la fidanzata con il rugbista della nazionale azzurra Martin Castrogiovanni - Speriamo che qualcuno provveda».
Nessuna preoccupazione per la posizione un po’ isolata della villa dei Candiago, un tempo editori e titolari della libreria Canova di Treviso. «Gli altri cagnoni e i miei due fratelli, ex rugbisti, sono una garanzia per la protezione di me e della mamma, ma non voglio che, per aver preso la cosa sottogamba, ci ritroviamo a piangere per un essere umano e a rimpiangere il fatto di non aver guardato oltre il nostro giardino».
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