Montebelluna, albergatori infuriati: «La tassa della vergogna»
Proteste contro l’introduzione del balzello da uno e due euro per i turisti a Montebelluna. Un consigliere leghista non vota a favore ma la sua astensione viene “censurata”

MONTEBELLUNA. Rimangono di stucco gli albergatori alla notizia che dal primo gennaio dovranno far pagare ai loro clienti la tassa di soggiorno. Non erano al corrente dell’arrivo del balzello a Montebelluna e, quando viene chiesto cosa ne pensano, quasi credono che si tratti di uno scherzo.
Insomma, pollice all’ingiù da parte degli albergatori ma ormai la tassa è stata istituita e secondo i calcoli dovrebbe portare 38 mila euro nelle casse del Comune e lavoro - burocratico - in più per gli albergatori e gestori di strutture ricettive. «Non può essere – dice il direttore dell’Hotel San Marco di via Buziol – è un provvedimento immotivato a cui siamo nettamente contrari. Ma se Montebelluna è un comune disastrato e gli alberghi chiudono, vanno anche a mettere la tassa di soggiorno? È impensabile una cosa del genere. È una tassa della vergogna, istituita poi senza sentire le categorie. Capisco a Venezia, ma a Montebelluna dove non ci sono turisti che senso ha mettere una tale tassa».
Giovedì sera il consiglio comunale, a maggioranza, ha votato il regolamento che introduce in città tale tassa per tutte le strutture ricettive da un minimo di un euro a un massimo di due euro a persona a notte. Una maggioranza non granitica, con un po’ di pateracchio al momento del voto. Anche un consigliere comunale leghista, infatti, Andrea Piovesan, si è astenuto e se non avesse fatto parte della maggioranza avrebbe votato contro. «Già la parola tassa mi dà fastidio – dice lui motivando la sua astensione – e non ritengo giusto introdurre un balzello per chi viene a trascorrere alcuni giorni a Montebelluna. Chi viene qui a trascorrere alcuni giorni di vacanza porta già soldi, a vantaggio non solo della struttura dove pernotta, ma di tutta l’economia, e fargli pagare una tassa in più non lo trovo giusto. Non ho votato contro ma mi sono astenuto perché faccio parte della maggioranza, ma sono contrario». Peccato che la sua astensione non figuri agli atti e alla fine il suo compaia tra i voti a favore, causa una generale distrazione. Evidentemente i due scrutatori di maggioranza e quello di minoranza erano così abituati a vedere i consiglieri di maggioranza votare compatti secondo indicazione di capogruppo che nessuno ha fatto caso al voto di Piovesan e, quando è stato proclamato l’esito del voto, lui era appena uscito. Rimedi? Nessuno, perché quando la cosa è stata fatta notare il giorno dopo, in segreteria è stato risposto che fa fede la registrazione audio e quindi i numeri detti dal presidente del consiglio su indicazione degli scrutatori.
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