Molino un mese dopo: l’abbraccio di 400

REFRONTOLO. «Maurizio, Luciano, Giannino, Fabrizio: ciao, non vi dimenticheremo mai». È Andrea, uno dei più giovani partecipanti alla “Festa dei Omi” di quel drammatico 2 agosto, a leggere il saluto che, un mese dopo, il gruppo di amici dedica alle quattro vittime della furia del Lierza. Non si vedevano da quella notte, si sono riabbracciati ieri sera, commossi, a un mese esatto di distanza, sul piazzale del Molinetto della Croda, poche centinaia di metri più in là rispetto a dov’era il loro tendone spazzato via dall’acqua.
È stata molto più di una cerimonia religiosa, voluta da monsignor Giuseppe Nadal (parroco di Pieve e Refrontolo) e concelebrata da monsignor Silvio Padoin (pievigino, vescovo emerito di Pozzuoli) e don Piero, storico pievano di Refrontolo. È stato l’omaggio di un intero paese, Refrontolo, alle vittime e ai loro amici in molti casi salvi per miracolo; 400 persone che hanno affollato il Molinetto e le strade vicine per far sentire la propria vicinanza alle famiglie delle vittime. Oltre alle note del Coro Castel, una canzone che gli amici hanno dedicato a chi non c’è più: “Destinazione Paradiso” di Gianluca Grignani, cantata da Alice Bernardi, figlia di quel Maurizio organizzatore della festa, e ieri tornato a riabbracciare i partecipanti. È anche sua la dedica alle vittime: «Ora siete quattro angeli che ci guardano dal cielo. Guarderemo le quattro stelle più luminose, e sapremo che ci sono quattro amici a guidarci, sempre». Il gruppo dei “Omi” si è rivolto anche alla Pro Loco di Refrontolo: «Non mollare mai. È quello che vorrebbero anche loro. Continuate a dare gioia al vostro paese, questo deve tornare a essere un luogo di festa». Un magnifico anfiteatro naturale, che ieri è stato benedetto da don Giuseppe, perché torni a essere quello che era. «Qui, sulle rive di Vallotai, ho trascorso la mia giovinezza – ha ricordato anche il vescovo Silvio Padoin – condivido la sofferenza di questa comunità, ma dobbiamo ricominciare a vivere, e non subire gli eventi. Le vittime erano quattro brave persone: la morte li ha colti mentre erano qui per servire gli altri, e preparare una festa». Dai celebranti un plauso anche al Comune e ai volontari: in una settimana dal dissequestro, l’area del Molinetto è stata resa di nuovo praticabile. Al termine della cerimonia religiosa, ne è seguita un’altra, ancora più toccante. Il gruppo di amici del 2 agosto è tornato per la prima volta, con una corona di fiori, sul luogo esatto della tragedia. E nei racconti, sembrava di tornare all’apocalisse di quella sera: «Io sono vivo per miracolo» raccontava Gianantonio Spinelli. Frammenti di conversazione da brivido: «Qui è dove ti sei salvato aggrappandoti con la cintura», «Ero sotto l’acqua e poi sono scappato tra i vigneti», «Ho sentito la sua mano bagnata e mi ha chiesto aiuto, poi non l’ho più visto». Quindi il pensiero per i due amici ancora in ospedale, Guido e Stefano, che chissà per quanto ne avranno ancora. Ma nel turbine di emozioni, con la tragedia ancora negli occhi, uno dei “omi” dice: «Ora dobbiamo solo ripartire». Il Molinetto, durante la cerimonia, sembrava tornato quello placido e sereno di sempre. Per la prima volta da quella notte, ieri sera, la ruota del molino ha ripreso a girare.
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