Moda Center, via al patto salva lavoratori

TREVISO. S’impose negli anni ’70 come uno dei primi megastore d’abbigliamento di tutto il Veneto, ampliando poi l’offerta con biancheria e arredamento per la casa, infine con una divisione mobili e contract. Poi la crisi che ha eroso margini e fatturato, ma anziché mandare a casa i suoi dipendenti ha deciso di investire sulla loro riqualificazione per rilanciare l’attività. Si tratta di Moda Center Spa, il noto megastore di Signoressa a Trevignano.
L’accordo è stato siglato ieri mattina in Provincia di Treviso con l’assessore alle politiche del lavoro Michele Noal, Unascom e le parti sindacali. Un accordo “on the job”, sul lavoro. Già perché i 63 dipendenti del grosso centro commerciale non verranno spediti a casa, con un accordo volto a sostenerne il loro reddito per qualche tempo. Rimarranno in azienda, continueranno a lavorare e a turno seguiranno corsi di formazione per diventare da semplici commessi e commesse a venditori specializzati e preparati. Attualmente Moda Center conta 63 dipendenti suddivisi tra l’abbigliamento (Modacenter) la biancheria per la casa ( con il marchio Modacasa) e il contract ( Mobilcenter). Gli effetti della crisi sono iniziati nel 2011 con un calo dei ricavi del 15%, aggravato da un significativo aumento del costo del personale e degli oneri finanziari.
L’alternativa sarebbe stata mettere in cassa integrazione almeno una quindicina di dipendenti ma l’azienda, lavorando con i sindacati, ha deciso di seguire un’altra strada, puntando alla formazione del personale, al potenziamento del marketing dei prodotti, con investimenti mirati in particolare nel settore arredo e nell’aggiornamento tecnologico. È uno dei primi accordi di questa portata nel terziario trevigiano: per 55 lavoratori verrà chiesta la cigs per 24 mesi, svolgeranno un orario ridotto in azienda, seguiranno poi corsi di formazione teorica e pratica, quest’ultimi in azienda seguiti da istruttori esperti. L’azienda integrerà l’ammortizzatore fino al raggiungimento del normale livello salariale. L’azienda verrà controllata da degli ispettori preposti e fornirà al sindacato report mensili. «Questa è la direzione giusta», ha spiegato Luisa Buranel, Filcams Cgil, «molte aziende potrebbero optare per queste soluzioni ed ancora non lo fanno. È una boccata d'ossigeno per i lavoratori».«Finalmente non un accordo volto al sostegno del reddito di lavoratori che escono dal mondo del lavoro, ma utile a mantenerli al loro posto», ha detto Massimo Boscaro, Fisascat Cisl. (s.g.)
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