Mobilificio Europeo Oggi l’assemblea contro la chiusura

MOTTA DI LIVENZA. Mobilificio Europeo: questa mattina nello stabilimento di Motta in via Istria i 224 lavoratori riuniti in assemblea sindacale valuteranno se iniziare qualche forma di protesta. «Vogliamo essere lavoratori, non cassaintegrati» è il grido lanciato dai lavoratori. È sempre più nero infatti il futuro dell’azienda: la proprietà ha già presentato la richiesta di concordato preventivo in bianco alla ricerca di possibili cordate di imprenditori che rilevino gli oltre 6 milioni di euro di commesse in giacenza. Da indiscrezioni pare che siano stati numerosi gli imprenditori che si sono fatti avanti ma che poi, analizzata la situazione, si siano tirati indietro. Il Mobilificio Europeo divide la sua attività su tre stabilimenti, quello di Cessalto, dove l’azienda ha la sede legale, quello di Motta e quello di Prata di Pordenone. Sono stati i dipendenti stessi a chiedere l’incontro di oggi con i sindacati. «Abbiamo saputo» ha scritto una lavoratrice «che c’è una trattativa in atto con una cordata di imprenditori del settore per rilevare la produzione, ma che, fino ad oggi, non c’è ancora nulla di definitivo. Tutto è aleatorio, ma l’aria non mette il pasto sul piatto. Siamo stanchi di aspettare e quindi noi dipendenti abbiamo convocato questa assemblea volontaria». La lettera assume toni drammatici che descrivono la situazione di incertezza del presente e del futuro di 224 persone, ciascuna con una famiglia alle spalle. «Siamo 224 persone» scrive la lavoratrice «senza risposte, senza speranze, in preda ai cellulari che suonano continuamente per sapere se ci sono novità. Abbiamo scoperto cosa voglia dire fare la fila alle agenzie interinali, alle imprese della zona che non ti dicono neppure buongiorno ma solo "metta pure il suo curriculum dentro la cassetta della posta". Abbiamo scoperto cosa voglia dire non poter pagare la rata del mutuo, la benzina per l'auto o non poter acquistare le medicine perché i soldi non ci sono. Abbiamo scoperto cosa voglia dire essere senza un posto di lavoro. Abbiamo scoperto cosa voglia dire umiliarsi per poter vivere». I lavoratori sotto attualmente in regime di Cigs per un anno, eventualmente rinnovabile per un ulteriore anno. «Abbiamo deciso di lottare per avere un posto di lavoro» conclude la sua lettera la lavoratrice «di non aspettare per sapere qualcosa del nostro destino».
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