Mirko Artuso a Venezia 70 con “Piccola Patria”

L'attore al Lido nel cast del primo lungometraggio di Alessandro Rossetto, torbida storia del Nordest perdente

Con due film, l’attore trevigiano (nonchè regista teatrale) Mirko Artuso sfilerà sul red carpet di Venezia 70. Venerdì 30 agosto alle 13.45, nella Sala Grande della Mostra del Cinema al Lido in concorso nella sezione Orizzonti, sarà proiettato “Piccola Patria”, film del padovano Rossetto, che a 50 anni realizza ilsuo primo lungometraggio, dopo una prestigiosa carriera da documentarista. Girato lo scorso anno, da giugno a settembre con la produzione di Arsenali Medicei (Giampaolo Smiraglia), è la cronaca impietosa, lucida, feroce sui sogni di gloria di tanti uomini e donne del Nordest spazzati via da difficoltà economiche, crisi della politica leghista, perdita dei valori identitari. Artuso è Franco Carnielo, piccolo commerciante costretto a chiudere per guai con il fisco. Fallimento che lo spinge ad una lenta discesa agli inferi, in cui lo accompagna la figlia adolescente (Maria Roveran), vera protagonista di una storia “torbida” che ha richiesto a regista ed attori una totale immersione nella realtà veneta, per cogliere tutte le voci del disagio, sociale e privato. «È stato un interessante lavoro di scrittura del film, di approccio al personaggio e a tutta la storia», racconta Mirko Artuso, «ho studiato, improvvisato, scritto, registrato con Alessandro per costruire il mio ruolo. Ogni attore ha usato il proprio dialetto, creando una babele di accenti, costruendo ognuno storie parallele in un quadro corale». L’attore trevigiano parla del “suo” Carnielo come di un classico perdente in un Nordest vincente, che non fa sconti a chi smarrisce il successo: «La regia di Rossetto è molto vicina alla scrittura di Dürrenmatt, che ha scoperchiato la visione romantica della Svizzera perfetta ed aulica. Lui ha fatto lo stesso. Basta con questa idea del Veneto solo vincente. Abbiamo girato nella parte più brutta, inguardabile, torbida. È stato come entrate nelle villette a schiera dalla parte del garage, dove si nascondono le cose da buttare». I set sono stati disparati: da un bunker della seconda guerra mondiale sotto il cavalcavia dell’autostrada a Bolzano (rifugio di cani randagi) ad un’azienda agricola di Villafranca Veronese. «Il film è stato riscritto nella fase di montaggio», racconta Artuso, «Rossetto ha girato tre ore e mezza di film, noi attori siamo stati impegnati oltre due mesi, e ne ha tirato fuori 110 minuti da mandare in sala». Per costruire al meglio la figura di Carnielo, disorientato tra fallimento personale e voglia di riscatto, Artuso ha frequentato le riunioni dei simpatizzanti venetisti (a volte con telecamere nascoste, altre apertamente) per assimilarne linguaggio e pensieri. «Abbiamo girato proprio la scorsa estate, quando la Lega era scossa al massimo dagli scandali», dice l’attore. La vicenda di Carnielo si proietta nella storia di sesso, ricatto e denaro facile che coinvolge l’amico del commerciante (Diego Ribon), la giovanissima figlia di Franco, il fidanzato albanese della ragazza (Vladimir Doda) ed un’amica coetanea (Roberta Da Soller, attrice di Cison). Nel cast c’è anche Lucia Mascino, moglie di Carnielo. Artuso sarà presente a Venezia 70 anche con “La giocata” di Tommaso Sala, cortometraggio prodotto da Mattador di Trieste, in cui recita con Fabio Bonaccorso. A luglio ha girato a Moena “La regina delle nevi” di Carlo Mazzacurati, il regista padovano che lo aveva già diretto ne “La giusta distanza”. «A Carlo piace molto lavorare con gli amici» conclude Mirko, «Ed ha molto contribuito a dare un’altra rappresentazione del Veneto».

 

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