«Mio zio papa Luciani non morì per i sonniferi»

VITTORIO VENETO. «È la solita maldicenza»: così, di brutto, reagisce Pia Luciani, nipote di Albino, vescovo di Vittorio Veneto negli anni '60, divenuto papa nel 1978 e morto dopo soli 33 giorni. L'ind...

VITTORIO VENETO. «È la solita maldicenza»: così, di brutto, reagisce Pia Luciani, nipote di Albino, vescovo di Vittorio Veneto negli anni '60, divenuto papa nel 1978 e morto dopo soli 33 giorni. L'indiscrezione vorrebbe che Giovanni Paolo I sarebbe morto a causa dell'assunzione di una dose eccessiva di sonniferi che avrebbe provocato l'arresto cardiaco. «Non può essere vero - ribatte la signora Pia - mio zio, intanto, non prendeva mai le medicine da solo. Gliele ha sempre somministrate suor Vincenza Taffarel, che lo ha seguito per lunghi anni, da Vescovo di Vittorio Veneto, a patriarca di Venezia, fino in Vaticano». Può essersi sbagliata suor Vincenza? «Assolutamente no, era di una precisione unica. Anche quando mio zio aveva mal di testa e chiedeva qualche pastiglia, suor Vincenza interpellava prima un medico». Ma Pia Luciani fa un'altra precisazione, ancora più importante. «Mi sorprende questa storia dei sonniferi. Mio zio non se ne è mai servito e trovo strano che avesse cominciato a prenderli proprio in quei giorni, da Papa». Luciani è morto nella notte tra il 28 e il 29 settembre 1978. La causa? Un arresto cardiaco. «I medici, all'epoca - riferisce la nipote - a noi familiari avanzarono un'ipotesi. E cioè che l'infarto fosse avvenuto per il ripresentarsi di quell'embolo all'occhio che colpì l'allora patriarca di Venezia, nel 1975, nel corso della sua visita pastorale in Brasile. Un'embolia polmonare, è stato detto di quella sera della morte. Un'embolia che provoca una morte quasi istantanea. E lo stesso Luciani, parlando con la sorella Antonia, avrebbe considerato che se quell'embolo si fosse fermato nel cuore o nei polmoni, la morte sarebbe stata istantanea. Vive ancora a Vittorio Veneto il medico personale di Luciani, Antonio Da Ros. La sera del 28 settembre il papa avrebbe parlato al telefono con lui, ma Da Ros ribadirà in più occasioni che il suo illustre assistito non aveva fatto il minimo riferimento a malesseri in campo. Non può essere, insomma, che quella notte in cui probabilmente Luciani era teso a seguito di una serie di pesanti problematiche si sia semplicemente sbagliato a leggere il bugiardino, confondendo le dosi consigliate? «Assolutamente no - conferma di nuovo, e con determinazione, la nipote Pia - suor Vincenza stessa mi ha rassicurato che la sera prima mio zio stava bene e non le aveva riferito di alcun dolore».

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