Minorenni nude, preso l'orco di Facebook
Adesca ragazzine dai 12 anni in su e si fa mandare foto hard: arrestato

Roberto della Rocca, dirigente della squadra mobile di Treviso
A casa, oltre a centinaia di foto pedopornografiche, gli hanno trovato un serpente tropicale. Viscido, ma mai quanto i suoi approcci: con false identità adescava ragazzine su Facebook - una decina solo a Treviso e provincia - quasi tutte minorenni, dai dodici anni in su, e le convinceva a spedirgli le loro foto. Private, intime, sempre più spinte. Ha plagiato una di loro, l'unica maggiorenne, fino convincerla a trasferirsi a casa sua. Giuseppe Mutton è stato arrestato: la squadra mobile di Treviso si è presentata lunedì a casa sua, a Ponzano. Nel passato di Mutton, 35 anni, c'è una condanna per violenza sessuale ai danni di una tredicenne. Anche lei era stata adescata così.
Le accuse.
La perversione di Mutton è subdola, poliedrica, seriale: agiva con false identità, false promesse, false scuse. Per adescare le adolescenti aveva scritto il suo numero di telefono, come un amo velenoso, persino in una giostra di legno al parco giochi di Ponzano. L'ordine di carcerazione fa riferimento alla detenzione di materiale pedopornografico, ma è partita anche un'informativa per sostituzione di persona, molestie e minacce.
Plagiata.
L'indagine nasce tre mesi fa da una segnalazione che arriva al 113: «In quella casa, a Ponzano, vive una ragazza. Ma quella non è casa sua». La polizia si muove, con discrezione. Contatta la ragazza, che viene convocata in questura. E' sembrata «agitata e rilassata al tempo stesso», dicono gli investigatori: aveva capito che il suo incubo, un pozzo nero dal quale non riusciva a uscire da sola, stava per finire.
L'esca.
La ragazza racconta alla polizia com'è finita in quella casa. «Sono stata contattata su Facebook da una ragazza, una mia ex conoscente di scuola». Si scopre che dietro il «profilo» di quella ragazza c'era Mutton, che in qualche modo si era fatto dare la password e l'aveva "difesa" minacciando di picchiare la ragazza se l'avesse cambiata. «Mi ha chiesto se volevo fare la cubista». Lei è lusingata. Mutton le telefona spacciandosi per il fidanzato di questa ragazza: «Ho diversi locali, se vuoi lavorare mandami qualche tua foto sul cellulare». Dopo un po' si fa più esplicito. «Una foto in cui balli. Poi una in intimo, e una nuda». La ragazza è perplessa, Mutton la incalza: «Anch'io ho posato quasi nudo, ti mando le mie foto». Gliele manda, ma non è lui: il modello è un giovane che partecipa a un concorso di bellezza. A questo punto lei gli manda le sue foto, nuda. L'approccio diventa poi incontro, sempre con l'inganno: Mutton la stordisce di menzogne e promesse, fino a plagiarla e convincerla a vivere a casa sua per un po'.
Le altre.
Dal racconto della diciottenne è partito un drammatico effetto domino: le ragazze che hanno denunciato molestie analoghe da parte di Mutton - su Facebook e al telefono - sono dieci solo in provincia di Treviso, ma la squadra mobile ipotizza numeri ben superiori, con l'ombra dell'«orco» che si estende fino a Venezia, Vicenza e Udine. Cinque delle dieci trevigiane sono cadute nella ragnatela fino al punto di mandare le loro foto. Chissà a quante altre è successo: la polizia è uscita dalla casa di Ponzano portandosi via tre hard disk, chiavette usb e macchine fotografiche.
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