Michielon riconfermato alla guida di Poste Pay Via lo stipendio Israa

Mandato bis. Mauro Michielon è stato riconfermato alla guida di Poste Pay, controllata di Poste Italiane. Lo ha deciso ieri l’assemblea dei soci convocata a Roma: Michielon resterà in carica altri tre anni, quindi fino al 2023.
Una riconferma che era nell’aria, ma che restava sempre subordinata ai delicatissimi equilibri politici romani, tanto più da quando il nuovo asse di governo Movimento 5 Stelle - Pd aveva messo in discussione tutti gli aspetti del potere e dei cda dei grandi enti, fino alle controllate.
La rielezione del leghista Michielon, in questo contesto, assume una valenza ancora più rilevante. I sussurri di Roma dicono che abbiano pesato le ottime relazioni di Michielon nella capitale, sin dai tempi della sua esperienza di deputato, poi consolidatisi nel suo clamoroso ingresso nel cda di Poste (ne era e ne è dipendente, oggi dirigente alla sede compartimentale di Mestre, ieri responsabile di filiale) e affinati nella presidenza di Poste Pay. Su questa base avrebbe infine pesato anche, stando a “radiolega”, la diplomazia di Giorgetti, nelle fittissime trame capitoline di queste settimane che ovviamente hanno preso atto dei nuovi equilibri di governo.
C’ era chi nella Lega già mugugnava , per il doppio incarico di Michielon, da pochi mesi presidente dell’Israa, dov’è succeduto a Luigi Caldato, affrontando peraltro subito l’emergenza coronavirus. E sarà per questo che il 23 marzo scorso, il nuovo cda dell’Ipab ha deliberato su comunicazione dello stesso Michielon l’abolizione dell’emolumento al presidente, in presenza di altro incarico con relativa indennità, e una riduzione del 50% dell’emolumento (44.400 euro lordi all’anno) nel caso in cui il presidente non avesse avuto altro incarico.
In base a questa delibera, dunque, Michielon non percepirà, e non ha percepito in questi mesi, alcun emolumento dall’Israa. Invariate dal 2013 le indennità dei quattro consiglieri: 8.500 euro lordi l’anno. —
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