Miane, esposto dell’Anpi al prefetto contro la cerimonia dei nostalgici Rsi: «Simboli e vessilli inaccettabili»

Sotto accusa la manifestazione di domenica. Giuliano Varnier: «Le autorità ci informino su come procedono le denunce»

Francesco Dal Mas
La manifestazione di "Continuità ideale-Rsi" domenica 13 febbraio a Miane
La manifestazione di "Continuità ideale-Rsi" domenica 13 febbraio a Miane

MIANE. Dopo il raduno dei nostalgici della Rsi domenica in cimitero a Miane, l’Anpi ha scritto al prefetto e, per conoscenza, al questore di Treviso. «Ci rivolgiamo a Lei innanzitutto per sapere come sono finite le denunce di apologia del fascismo fatte dalla polizia lo scorso anno per l’analoga manifestazione e per sapere se anche su questa ulteriore esibizione di vessilli fascisti, che sicuramente costituisce reato, la polizia abbia fatto anche quest’anno un esposto alla magistratura».

Anche quest’anno, infatti, «l’organizzazione neofascista che si richiama alla Rsi, ha ripetuto l’indegno spettacolo già visto lo scorso anno al cimitero di Miane», ricorda il vertice dell’Associazione Partigiani. «Non è certo nostra intenzione negare il diritto di portare un fiore a dei defunti. Ma in questo caso, come lo scorso anno, non si è trattato di rivolgere un pensiero a un defunto, ma di esibire i vergognosi “valori” della Repubblica Sociale Italiana. Quella Rsi che – sottolinea con evidenza l’Anpi, con il presidente Giuliano Varnier - fu coda feroce e vigliacca del fascismo e che, al servizio dei nazisti, tradì l’Italia e uccise tanti patrioti/e, bruciò paesi, continuò una guerra che costò all’umanità 60 milioni di morti. Quest’anno non è stato ostentato il saluto romano, ma lo sventolio di stendardi della Rsi ci pare in netto contrasto con la XII norma finale della Costituzione e con le leggi Scelba e Mancino».

L’associazione si dice certa che anche l’Ana non mancherà di sanzionare coloro che con le bandiere dell’associazione hanno tenuto bordone «a una vergognosa parata, che nulla aveva a che fare con il rispetto dei defunti, ma solo con l’intenzione di legittimare il fascismo e il tradimento repubblichino. Tanti alpini sono caduti nella Resistenza, e pensiamo che l’associazione non abbia nulla da spartire col fascismo e con chi vorrebbe riabilitarlo», conclude l’Anpi. 

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