«Mia povera Treviso priva di buonenso piena di pasticci e mostri urbanistici»

L’ANALISI«Quella della Bnl in corso del Popolo, non è una porta di banca: sembra quella della caldaia. E poi, con tutti quei “rovinassi” sparpagliati tra marciapiede e portico, che figura ci fa...
FRIGO AG.FOTOFILM TREVISO BANCHE IN PIAZZA BORSA E CENTRALE ELETTRICA A PONTE S. MARTINO
FRIGO AG.FOTOFILM TREVISO BANCHE IN PIAZZA BORSA E CENTRALE ELETTRICA A PONTE S. MARTINO

L’ANALISI

«Quella della Bnl in corso del Popolo, non è una porta di banca: sembra quella della caldaia. E poi, con tutti quei “rovinassi” sparpagliati tra marciapiede e portico, che figura ci fa quella che fu la mia bella città?» . È indignato, Giancarlo Malvestio, immobiliarista di fiducia dei Benetton e motore del restauro di numerosi bei palazzi cittadini. È da lui che parte il nostro viaggio tra i trevigiani per commentare il bello e il brutto dell’odierna Treviso. Da lui parte una campagna che la Tribuna fa sua, per segnalare (e soprattutto farsi segnalare) gli obbrobri di un centro urbano che presenta evidenti stonature e guasti. Guasti che, in modo alterno, sono figli della povertà ma anche del “poverettismo”. Sì, costa meno stendere reti per non lasciar posare i piccioni che installare pannelli di spuntoni dissuasori. E riempire di giganteschi vasi fioriti e alberati il bordo esterno di un fragileterrazzo per ottenere l’effetto pseudo-attico è una pericolosa cafonata. Ce ne mostra uno in particolare, affacciato sul Sile, il geometra Malvestio, e non riusciamo a dargli torto. . .

San Leonardo stucchevole

Per dire, lui era per conservare una destinazione sanitaria all’ex Santa Maria dei Battuti: «Un restauro stucchevole e contro natura, così abbiamo assitito alla corsa disperata ai “sei vani per ricchi” a San Leonardo, salvo metterci una vita per piazzarli e mezzo portafogli per pagare le condominiali che comprendono, tra l’altro, il continuo pompaggio d’acqua nei garage che altrimenti rischiano di finire a mollo. Stessa storia all’Appiani, con in più il dramma della mancanza di parcheggi e l’onta di non avere nemmeno una finestra su viale Montegrappa», prosegue l’uomo che per anni ha trasformato i maglioni in mattoni… «Contratti fatti da oggi a domani, d’impronta ma credendoci, così nascono cose belle come l’acquisto e il recupero di Palazzo Bomben».

E il piano colore?

L’aggettivo rispettoso ricorre nelle querimonie di Malvestio. «Piazza Borsa o piazza Giustinian sono figlie del grande bombardamento. È stata fatta una politica delle cubature aggressive e del cemento armato. Possibile che in tanti anni il Comune non sia riuscito a partorire un piano colore, con incentivi per chi decide di applicarlo agli immobili. E torno al Lungosile sul lato sinistro, sopra la Madonna de Nolesini, a quell’incredibile intervento a vetri nudi che ti fa vedere la gente che lavora affacciata su piazza Borsa: che storia è questa? Perché allora non mostrare la gente che cucina e pranza al piano terra delle case? Costa tanto essere “educati”? Sembra che il fenomenale sia la cifra che si vuole applicare alla nuova Treviso. Sette piani di appartamenti, uffici e negozi al posto della vecchia Provincia, dove ci stava tanto bene un autosilos, cosa vorrebbero rappresentare, quali richieste della città soddisfano, a parte rovinare la sky-line che già aveva patito con l’Appiani? »

ERCOLINO SOGNA

«È antipatico fare nomi, ma molte cose sono state pensate e realizzate alla “Ercolino sogna” (vecchio Carosello della Galbani dove un signore compiva imprese grandiose, salvo poi svegliarsi), mentre il tessuto di questa città è delicato e richiede attenzione. E qui si affaccia alla finestra del suo ufficio e indica la centrale idroelettrica di Ponte S. Martino. «Insieme alla Palla di Toni Benetton in via Roma, illuminata con colori da Carnevale invece che con una sobria luce interna gialla, la centrale è una delle prime cose che si vedono di Treviso. È lì dal 1913, ha visto due guerre e il bombardamento del 7 aprile’44, ha un aspetto macchinoso e antiestetico nonostante quel salto d’acqua costante e dignitoso, ma il blocco di cemento che contiene la “macchina” potrebbe essere mascherato, magari con una serie di pannelli fotografici che raccontano la Marca, illuminati dalla riva in modo da essere la presentazione delle cose belle che ci caratterizzano. Così è antiestetica e, in più, un’occasione sprecata. Tutta l’area ne patisce. Due negozi di kebab in pochi metri, che ci stanno a fare? Le licenze sono libere, ma il Comune doveva a opporsi alle sovrapposizioni. Aggiungetevi piazza Giustinian, che si cerca di riesumare come luogo d’incontro e invece dovrebbe essere uno snodo agile per chi entra ed esce dalla città... I suoi alberi con sono solo una foglia di fico ecologica: la piantereste, voi, una magnolia in Piazza San Marco a Venezia? E allora diamo ruolo a piazza Giustinian, ci si rassegni: lì i negozi stanno chiudendo, “rosegoti” senza futuro». Continuerebbe, se lo spazio in pagina non fosse finito.

Toni Frigo



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