Mia moglie stuprata e pestata dal mostro

Parla il marito della donna violentata dal genero marocchino: «È ricoverata per le botte, anch’io finito al pronto soccorso»
- Violenza domestica
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VITTORIO VENETO. «Mia moglie si trova ancora ricoverata in ospedale, con traumi, lividi, scompensi a livello cardiologico, ha avuto dei punti di sutura, altro che consenziente. Mi auguro che lui rimanga in carcere e non venga rimesso in libertà». A parlare è il marito della donna aggredita e violentata dal compagno della figlia. È comprensibilmente e doppiamente infuriato, non solo per quanto avvenuto,ma per le dichiarazioni del magrebino che ha parlato di un «rapporto consenziente». La donna si trova sotto osservazione nell'ospedale di Vittorio Veneto. È lì da quando ha subito la violenza, confortata costantemente dal marito. «Lei voleva e non riusciva a reagire sotto la minaccia di un coltello» racconta l'uomo rivivendo quei terribili momenti, «È lui che poi mi ha aggredito, io ho dovuto difendermi, anch'io sono finito al pronto soccorso per le botte che mi ha dato». Il marito ha avuto una prognosi di 7 giorni, per una serie di contusioni al bacino, al fianco e alle braccia. Le fedi nuziali rubate sono quelle della moglie e della madre e non quella del marito. La vicenda ha un passato intricato. Il giovane è stato ospitato per un paio d'anni e ha vissuto alle spalle dei genitori della sua ragazza. «Da metà giugno non viveva più qui, da allora non l'avevamo più visto», spiega il marito. Già precedentemente però nell'ultimo periodo in cui il magrebino aveva vissuto in casa si erano verificati degli episodi misteriosi, come la manomissione di un lucchetto e la sparizione di alcuni documenti per le quali è stata presentata una denuncia. Pochi giorni prima della violenza, domenica notte, un episodio inquietante e una minaccia rimasta anonima. Erano state bucate tutte e quattro le gomme dell'auto dell'uomo. Un fatto di cui gli autori rimangono al momento ignoti, ma che la famiglia ricollega a quanto avvenuto. La causa scatenante dell'ira del marocchino potrebbe derivare da una prossima udienza in tribunale. Tra dieci giorni è fissato l'appuntamento davanti a un giudice per la richiesta avanzata dai genitori della ragazza di un amministratore di sostegno per la figlia disabile. «Credo sia stata questa la causa scatenante», spiega il padre della ragazza. Il magrebino così non sarebbe più libero di disporre del denaro della giovane a suo piacimento e per questo sarebbe andato su tutte le furie. Il marocchino, già in passato, era finito dietro le sbarre sembra per altre vicende legate a degli episodi di violenza. «Spero che non succeda come per altri casi di cui si sente parlare e che tra una settimana sia libero o messo ai domiciliari. Deve rimanere in carcere». La paura della coppia è di altre ritorsioni anche da parte degli amici del magrebino e perciò chiede di essere tutelata. Il ventitreenne deve rispondere di violenza sessuale, rapina, lesioni personali, danneggiamento e resistenza a pubblico ufficiale.

Diego Bortolotto

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