«Mi hanno dato del ladro perché sono nero»: giovane manager di Treviso cacciato da un locale

Dani Leiban Concepcion, fondatore della Dance Academy Puppets family, è accusato del furto di 20 euro. «Qui da sempre, non era mai successo» 

TREVISO. Se la sua pelle fosse stata bianca sarebbe finita in modo diverso? Dani Leiban Concepcion, 30 anni, originario della Repubblica dominicana, imprenditore e fondatore della scuola di ballo Puppets family di Treviso, se lo chiede da sabato notte, dopo che è stato «accusato di furto, perquisito, cacciato da un locale. Pure senza essere pagato». In realtà ne è più che certo, tanto che già si è presentato dai carabinieri. L’ondata di razzismo coltivata da schiere di haters nei social ed esplosa nella vita di tutti i giorni, ha travolto anche lui. Oggetto del contendere 20 euro e tre anelli spariti da uno spogliatoio.

«Sono qui da quando ho 9 anni», racconta tradendo pure la parlata veneta, «non mi era mai capitata una roba del genere. Faccio l’imprenditore, ho una scuola di ballo, non ho mai avuto problemi legati al razzismo». È stata la prima volta ed è stato veramente doloroso».



Per comprendere cosa sia accaduto, bisogna tornare a sabato notte. Siamo al Movida, a Loria. Sul palco sono salite alcune ballerine di Puppets family, come da accordi presi con il locale. A spettacolo finito però qualcosa è andato storto.«Prima dell’esibizione avevo accompagnato le mie ballerine in uno spogliatoio del personale a cambiarsi. Dopo che siamo tornati lì è scoppiato il caso. I titolari mi hanno accusato di aver sottratto dagli armadietti 20 euro», racconta Dani.

Le cameriere a fine turno infatti avevano notato l’ammanco dai loro portafogli. «Perché le accuse sono cadute su di me? Ovvio, perché sono nero». Dani dice di aver cercato di difendersi, di aver di buon grado accettato di aprire il marsupio che aveva con sé, cosa che non era di certo tenuto a fare. «Sono stato perquisito. Dentro al marsupio hanno trovato i miei effetti personali, tra cui l’erogatore che uso per l’asma, tanto per dire».

«E non è finita qui. Sono stato cacciato in malo modo dal locale, non siamo nemmeno stati pagati per lo spettacolo che abbiamo portato sul palco. Il titolare non ha voluto darci i soldi perché mi ha accusato di essere un ladro. Mi ha detto: è logico che hai rubato tu. Lo ha sentito benissimo anche la mia ragazza». Insomma, sabato sera si sarebbe palesato l’assioma caro ai razzisti per cui “ di colore diverso uguale colpevole di ogni nefandezza”.

«Ora so come ci si sente a essere vittima di razzismo. Si sta malissimo. Il mio caso però non deve restare nel silenzio. Se tolleriamo queste situazioni, avranno vinto loro, chi odia». Dani si è già presentato dai carabinieri e ha già pronta la denuncia.

«Con i miei ballerini, siamo seguiti su Instagram da 12 mila persone, abbiamo ballato sotto la Loggia dei cavalieri per allontanare le baby gang, siamo impegnati nel sociale, abbiamo ballato al Core, a Suoni di Marca». Come non dimenticare il ruolo dell’hip-hop come catalizzatore di buoni sentimenti con il ballo. La notte sabato ha fatto scricchiolare tutto. «Ma non vinceranno loro». 
 

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