Messaggio dal carcere: Matilde, perdonami

TREVISO. Vuole già uscire dal carcere, vuole andare agli arresti domiciliari. «Non volevo ucciderla. Volevo solamente spaventarla. Ora lei come sta? Vorrei tanto chiamarla per chiederle scusa». Andrea Loro è in carcere con l’accusa di aver tentato di uccidere la moglie, Matilde Ardia. Tra ciò che «voleva», come ha ripetuto ieri più volte al giudice Silvio Maras, e ciò che ha fatto, sembra esserci un abisso. Voleva spaventarla, l’ha quasi uccisa.
Non si è sottratto alle domande del gip, il trentaquattrenne di Loria. Assistito dall’avvocato Lorenza Secoli, ieri mattina ha fornito la sua versione di quella notte da incubo. «Non c’erano premeditazione né volontà di uccidere», dice il legale.
Il gip si è riservato qualche giorno per decidere se accogliere o no la richiesta degli arresti domiciliari. Ovviamente Andrea Loro non tornerebbe nella casa di Loria: ad ospitarlo sarebbero «persone a lui vicine», dice l’avvocato, e a debita distanza da quella che (prima della notte della follia) era la casa che ospitava la loro normale e tranquilla esistenza.
Loro ha cercato di spiegare al giudice come non ci fosse premeditazione nel suo assurdo tentativo di dar fuoco alla macchina con dentro la moglie. La lite, le botte, lei che viene caricata in macchina priva di conoscenza, la corsa, l’incidente: Andrea ha fornito la sua versione su tutto. La tanica, ha detto, «era solo per spaventarla». E non l’ha presa, dice, allo scopo di cospargere la macchina di benzina: forse era già nell’auto, ma su questo dettaglio l’avvocato non ha voluto fornire dettagli ulteriori. «Lo faremo in sede di processo», si limita a dire. L’incidente, poi, «non è affatto stato simulato, o fatto apposta: puntiamo a dimostrare anche questo».
Queste ore in carcere hanno provato Andrea profondamente, dice l’avvocato. «Nelle sue condizioni, e con una gamba ingessata, la vita in carcere non è facile. Ha chiesto della moglie, vorrebbe contattarla, però non sa se sia il caso di farlo». Contattarla per chiederle scusa? «Assolutamente», dice l’avvocato Secoli, «è molto pentito per quello che ha fatto. La sua era una provocazione, voleva solo spaventarla dopo la lite. Poi però è sfociato tutto in quel raptus».
E poi di mezzo ci sono anche i figli piccoli, vittime inconsapevoli di questa tragedia, che si ritrovano la mamma in ospedale e il padre in carcere. Un incubo che li segnerà per sempre.
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