Messa in dialetto, Da Re scarica Franco
Il segretario del Carroccio: «Iniziativa folle, la politica deve star fuori dalle chiese»

Il segretario Toni Da Re
VEDELAGO.
Il segretario provinciale della Lega Giannantonio Da Re bacchetta l'assessore Renzo Franco sulla messa in dialetto da lui proposta e cancellata dalla Diocesi. «La politica deve restare fuori dai sagrati - dice - Una pessima idea, aella di Franco. Se l'è presa sui denti, ora se la sbriga da solo. Folle».
Proporre la messa in dialetto è stata un'idea dell'assessore all'identità veneta Renzo Franco per la «Festa delle origini venete», iniziata ieri sera. L'idea ha creato non pochi imbarazzi. Subito la condanna della Diocesi di Treviso, seguita a ruota da quella dei parroci della zona. Ora anche il Carroccio bacchetta il suo assessore. Durissimo il segretario provinciale della Lega Nord Antonio Da Re. «Va detto innanzi tutto che si è trattato di un'iniziativa proposta a titolo personale dall'assessore e non dalla Lega - puntualizza - Il Carroccio non ha nulla a che fare con queste trovate. L'iniziativa non è mai stata concordata. Il guaio l'ha combinato Franco, ora se la sbrighi da solo. Se me lo avesse proposto prima, gli avrei detto di andare a farsi visitare». Nessun provvedimento ufficiale da parte del partito nei confronti dell'assessore. «La politica deve rimanere fuori dai sagrati - conclude Da Re - La frittata l'ha servita lui e adesso se la mangia da solo. Il mio giudizio su questa iniziativa è sicuramente negativo». Anche la Lega dunque «scarica» l'assessore Franco, duro e puro della giunta Quaggiotto e non nuovo a queste trovate. Alla vigilia del 17 marzo, anniversario dei 150 anni dell'unità d'Italia, aveva spedito a casa di tutti i consiglieri comunali una lettera in cui contestava il processo di unificazione nazionale. Su di lui si scatenò una bufera. Stavolta è andata peggio. La condanna della sua trovata è arrivata non solo dalla Diocesi di Treviso, ma dalla sua stessa maggioranza (vedi l'intervento dell'assessore alla cultura Cristina Andretta, in quota Pdl, che ha aspramente criticato il collega di giunta). Anche tra i parroci la proposta dell'assessore ha scatenato reazioni di dissenso. Intorno a Franco si è creato il vuoto. A qualcuno, però, la messa in veneto non dispiace. Ieri Giorgio Vigni, imprenditore di Campigo, ha scritto una lettera al vescovo di Treviso con cui si pronuncia sostanzialmente a favore della celebrazione in dialetto. «Altri i mali della Chiesa».
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