Mercante di quadri raggira quattro artisti A processo per truffa

Flavio Cian avrebbe dovuto vendere le tele di alcuni pittori Per l’accusa ha concluso l’affare tenendosi 20 mila euro
Di Fabiana Pesci

Agli artisti si presentava come esperto di arte pittorica, presidente di un’associazione culturale, la Liberarte, con sede a Sacile, in provincia di Pordenone. Diceva di essere in grado di far entrare le loro tele nei circuiti “giusti”, nel mercato che conta. Lui, Flavio Cian (volto noto per alcune televendite in onda su canali regionali friulani), chiedeva solo che gli venissero affidati i quadri. Poi avrebbe pensato a tutto lui: mostra, promozione, contatti con i compratori, vendita. Alla fine i pittori avrebbero avuto i loro soldi. Non sono poche le persone che gli hanno creduto. Risultato? Cian è finito a processo per truffa in tribunale a Treviso. A denunciarlo quattro artisti per cui avrebbe dovuto organizzare alcune esposizioni nel trevigiano, tra cui una manifestazione a Godega di Sant’Urbano.

Loro gli hanno messo in mano venti quadri. Sono passati i mesi, ma di quelle tele non hanno più saputo nulla. Dopo le chiamate, gli artisti sono passati alle vie legali. Cian si sarebbe intascato 3 mila 200 euro, frutto dell’arte pittorica di Gabriella Fabbri, artista di Teramo. Nella stessa barca è finito Marco Stella, di Seravezza, in provincia di Lucca: per suo conto doveva vendere un quadro di un valore stimato di 2 mila 400 euro. La tela è andata, ma il pittore pare non abbia visto un cent.

Pure Fausto Tronci, di Serdiana, in provincia di Cagliari, sostiene di essere stato raggirato da Lucio Cian: oltre al danno per aver perso quattro suoi quadri (stimati in 3 mila 600 euro di valore commerciale) si è aggiunta la beffa del pagamento di una presunta quota associativa: ha dovuto versare all’imputato 80 euro quale quota di iscrizione all’associazione culturale Liberarte ai fini di una televendita. In tv però le tele di Tronci non ci sono mai finite. Tirando le somme, l’intermediario d’arte si sarebbe prima intascato venti quadri, poi, una volta venduti i “pezzi”, sarebbe riuscito a guadagnarci circa quindicimila euro. Gli artisti, in un primo momento non avevano sospettato nulla. Avevano affidato a Cian i quadri, certi del risultato di vendita: lo consideravano una garanzia di successo.

Passati alcuni mesi si sono resi conto di essere stati gabbati. Le loro opere risultavano effettivamente vendute, ma nessuno dei quattro è mai più riuscito a mettersi in contatto con l’intermediario. Secondo quanto riportato nel capo di imputazione Cian si è procurato «l’ingiusto profitto di commerciare le opere e di appropriarsi del ricavato, con correlativo danno per le persone offese, che non hanno ottenuto alcuna somma a titolo di pagamento delle tele». Cian, dopo aver messo a segno la presunta truffa si sarebbe poi reso irreperibile. Di fatto sarebbe sparito nel nulla. Ora l’intermediario d’arte è finito a processo. La prossima udienza, nel corso della quale verranno assunti i testimoni, è già stata fissata per il 28 aprile del 2015.

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