Maxi inquinamento in cava a Paese: Comune e Regione sapevano

TREVISO. L’inquinamento che ha portato al maxi sequestro di 200 mila tonnellate di materiale all’interno della ex cava Campagnole c’era già due anni fa. La Regione lo sapeva, e lo sapeva anche il Comune a Paese. A segnalare livelli di inquinamento fuori norma era stata la Procura della Repubblica di Venezia, la stessa che la settimana scorsa ha messo la parola fine all’infinito temporeggiare della Regione facendo scattare un sequestro dell’area proprietà della ditta Canzian di Santa Lucia di Piave e gestita dalla veneziana Cosmo.
i fatti. É assodato – parlano le carte – che nella cava Campagnole, nonostante non fosse consentito, per anni i camion sono andati e venuti scaricando e caricando materiale destinato ai sottofondi stradali dell’autostrada A4. Altrettanto assodato che Comune di Paese e Regione sapevano, e si sono limitate a diffidare. Agli atti poi il fatto che furono i carabinieri della Forestale, con la procura di Venezia, a far scattare il primo sequestro di 5000 tonnellate di materiale irregolarmente stoccato nella cava perché, dopo un controllo (nel 2015), vennero riscontrate tracce di amianto. Ma era solo l’inizio.
Le analisi. Nuovi campionamenti disposti dalla Procura della Repubblica di Venezia evidenziarono che nel resto della montagna di materiale stoccato in cava (non quello sequestrato per amianto) c’erano rame, nichel, piombo, selenio. Livelli di inquinamento fuorilegge, che per alcuni parametri (come quello sul potenziale danneggiamento dell’acqua) risultavano anche dieci volte superiori il limite. Era il 2016, inizio estate. Il 13 luglio 2016 (protocollo regionale 271563) i risultati delle analisi vennero immediatamente notificati dalla procura della Repubblica di Venezia alla Regione, e pure all’ufficio ambiente del Comune di Paese. Cosa avvenne? A quanto pare nulla visto che da luglio 2016 alla scorsa settimana agli atti ci sono solo altre diffide e proroghe a rimuovere il materiale irregolarmente depositato in cava, decine di migliaia di tonnellate che sarebbero state quantificate solo in seguito. Negli anni l’unica ordinanza emessa dal pubblico è stata quella del Comune di Paese, per il solo lotto di terreno inquinato da amianto. Tutto il resto? Come detto solo diffide.
Altri campioni. Se Regione e Comune anche davanti all’inquinamento conclamato delle 200 mila tonnellate hanno solo scritto, qualcun altro ha fatto. La Procura – contestata dalla Cosmo – ha fatto ulteriori campionamenti: tanti e in altri punti della montagna. Risultati? Pressoché identici. Su quelli si è basato il maxi sequestro scattato la settimana scorsa su tutta l’area di stoccaggio della Canzian. Ad ordinarlo al Procura, ad eseguirlo la Forestale.
Il sospetto. Il 12 maggio 2016 la Regione scrive alla ditta Canzian dicendo di rimuovere il materiale stoccato in cava. L’1 giugno la Canzian risponde alla missiva della Regione spiegando che «il materiale è già stato asportato e portato in A4», e che «il cumulo attualmente stoccato sarà utilizzato per la realizzazione del nuovo lotto A4».
Il titolare della Canzian al nostro giornale ha riferito che alla Campagnole non si muove più camion dal 2016. Stando alle carte, alle date, e ai risultati delle analisi sorge un dubbio: è il materiale inquinato stoccato nella cava Campagnole quello che la ditta dice «sarà utilizzato per la realizzazione del nuovo lotto dell’A4 a partire da noventa»?.
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