Matteo, 29 anni e una cattedra a Berkeley «In Italia studi al top. Emigrare? Aiuta»

Insegnerà finanza. Da Vinci, laurea a Pisa, poi il Phd all’Lse di Londra. Colloqui in mezzo mondo, ora il contratto per 6 anni

Dieci anni fa era maturando al liceo Da Vinci, in 5ª C. Adesso Matteo Benetton, cresciuto a Villorba, vola in California lo attende una cattedra all’università di Berkeley, alla Haas School of Business, dipartimento dove ha insegnato anche l’ex presidente della Federal Reserve, Janet Yellen.

Insegnerà finanza bancaria Assistant professor, a neanche 30 anni. Fra i suoi allievi gli undegraduate, e i quadri della Silicon Valley, studenti dei master Mba del leggendario campus californiano, fiore all’occhiello dell’istruzione pubblica Usa. Contratto di 6 anni, possibilità di spostarsi altrove dopo due. «Quando mi è arrivata l’offerta, ho capito: Berkeley aveva scelto per me». racconta Matteo da Londra, dove ha perfezionato gli studi al Lse (London School of Economics), dopo la laurea al Sant’Anna di Pisa, la “Nornale“ delle scienze applicate.

«macché genio»

Matteo tiene lontano ogni stereotipo del genio o del l secchione. La partita di calcetto con gli amici, i viaggi, le letture. «Non ho nemmeno preso 100 alla maturità», chiosa sornione. «Non ci sono segreti, se non quello di studiare e di applicarsi, e certo mettersi in gioco: se devo dire, l’estero fa bene». Trafila assolutamente normale, dall’asilo parrocchiale di Fontane alle elementari don Pellizzari medie alle Manzoni di Villorba, il Da Vinci («Grandissimo, a Natale ci troviamo sempre con la classe, anche se ora siamo sparsi per il mondo»). L’ingresso al Sant’Anna, la laurea in economia e infine il Phd alla London school of Economics.

«Due passaggi sono stati decisivi: lo studio a Pisa, che ti mette già in contatto con il mondo e dove sei davvero a fianco di docenti straordinari. E poi la scelta di andare all’estero, ma non per il livello di studi, anzi l’ Italia, fino alla laurea, non teme confronti e resta al top, mi confronto con molti amici che come me insegnano o studiano all’estero« dice Matteo, «quello che fa la differenza sono le garanzie: borse di studio di 4 o 5 anni, non tassate, stipendi annuali, orizzonti temporali impensabili da noi. Certo, Londra è carissima, ma ci si sta dentro. Ma è lì, nella fase postlaurea, tra specializzazione e lavoro o ricerca, che in Italia si matura un gap vistoso. Sento amici che rifanno carte ogni anno, persino ogni 6 mesi...»

a londra

Tutto è decollato, per Matteo dopo il Phd a Londra (tesi con supervisione del prof. Alessandro Gavazza, e referenti Daniel Paravisini e Luigi Guiso dell’istituto Einaudi di Roma). Decollato letteralmente: da gennaio a marzo, Matteo è stato sommerso di inviti, dopo aver inviato 200 curriculum nelle università dei 5 continenti. E ci sono voluti 44.000 chilometri di volo, e 45 colloqui in 16 campus, per arrivare infine a Berkeley. «Ho lavorato sulla finanza bancaria, in un’ottica di sistema, e devo dire che sono stati stimolato anche dalla crisi delle popolari venete», spiega Matteo, «ho voluto dimostrare come in contesti di scarsa concorrenza i piccoli istituti finiscano inevitabilmente per essere penalizzati, mentre in un quadro più paritario la finanza può diventare davvero strumento di crescita sociale, di redistribuzione del reddito. Ho lavorato con la Bank of England, ma anche con la Banca d’Italia». Conclusioni? «Al di là delle responsabilità, non bisogna demonizzare la finanza, che può esser davvero sociale». E l’euro? «Oddio, qui a Londra dal giorno dopo il referendum si stanno tutti pentendo....»





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