Mascherine, rabbia e sconforto nei locali «Ennesima mazzata, segnale allarmante»

treviso
«È’ l’ennesimo colpo, siamo già in ginocchio, dove vogliono portarci?». La rabbia, la preoccupazione, la paura. E uno sconforto che serpeggia, a un mese dall’autunno. Il “coprivolto” obbligatorio dalle 18 alle 6 nei luoghi della movida e sulla piazze e strade più animate – dove da ieri il governo ha imposto per 12 ore la mascherina – è caduto sui titolari dei locali pubblici come una mazzata. C’è la paura diffusa che possa diventare un altro coprifuoco, come alla viglia del lockdown. E sul piano psicologico, assieme alle serrande abbassate alle discoteche, la sensazione che il percorso sulla via della normalità si complichi.
Ieri il debutto della nuove regole dettate dal governo ha portato più mascherine esibite anche ai tavolini . Ma c’è chi ha fatto come se nulla fosse accaduto.
Tra gli esercenti , c’è chi se la prede con i colleghi che non hanno rispettato le regole: «Paghiamo tutti, per colpa di qualcuno e non è giusto. Come sempre in Italia ci rimette chi segue le regole». E chi adesso teme nuovamente serate blindate delle forze dell’ordine davanti ai propri locali, con un effetto “devastante” sulla voglia di star fuori e sui plateatici. E chi adesso invoca che le sanzioni, più che sugli esercenti, si abbattano sui clienti indisciplinati e irrispettosi delle regole. «È un segnale che allarma», commenta Fabio Tambarotto dell’osteria Muscoli’s, che si affaccia in Pescheria, in centro a Treviso, «Chiudono le discoteche, c’è il rischio che si torni indietro su cinema e teatri, e locali: tornare indietro preoccupa, si sperava di poter arrivare a “gestire” il problema Covid. Ma quello che è stato fatto non sembra sufficiente ad arginare i contagi. In prospettiva autunnale, non è un bel segnale». «C’è molta rabbia, il settore è in subbuglio», conferma Andrea Aiello Penzo, referente nazionale del Mio, presidente di Treviso Imprese Unite e titolare del Filò, «Ma non bisogna cedere troppo all’allarmismo, serve razionalità in questo momento, da trasmettere anche ai clienti: di fatto la mascherina è obbligatoria già adesso, per andare alla cassa o in bagno, il decreto del governo conferma la regola esistente, magari non sempre applicata costantemente». Ma nemmeno Aiello si nasconde che gestori e titolari sono in ebollizione: «Certo, il rischio concreto è che con questo provvedimento si invogli la gente a fare aperitivi a casa, o all’asporto tornando alla fase più dura del lockdown». Roberto Torresan, dello Shiraz, è lapidario: «L’ennesima castigata per noi, qui si vuole tranquillità e serenità per le sere e le notti, che per noi vuol dire lavorare ancora meno. Come possiamo sperare in un futuro migliore dopo un anno così terribile? Questa regola vuole fermare la movida, giusto o sbagliato che sia, sappiamo che per noi piccoli imprenditori e partite Iva è un colpo tremendo. Non so neanche cosa ci possiamo reinventare, ora». E fra chi teme più di tutti il decreto ci sono gli organizzatori di eventi, ad esempio dei party nuziali: con dj set e musica live, sono equiparati agli intrattenimenti delle “disco”. Oddio, si potrebbe anticipare le feste nell’arco della giornata aggirando i limiti orari, ma vorranno gli sposi cambiare orari e logistica del giorno più felice? Ah, sposarsi ai tempi del lockdown. —
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