Mario Tessuti, giù le serrande: «Il vestito da festa non se lo fa più nessuno, oggi si va all’outlet»

Il 31 dicembre a Silea chiuderà uno degli ultimi negozi di stoffe su misura della provincia, il titolare: «Qui venivano spose da tutto il Veneto»

SPINEA. Il 31 dicembre chiuderà le serrande per non alzarle mai più. Il negozio "Mario Tessuti" di Silea dopo 30 anni cessa l’attività e si dissolve così uno degli ultimi punti vendita di stoffe pregiate del nostro territorio.

«È finita un’epoca, nessuno sembra più interessato a farsi abiti eleganti e di qualità su misura», spiega con amarezza il titolare, Antonio Cauzzo. Non è solo questione anagrafica: gli 85 anni compiuti lo scorso luglio si fanno sentire sulle spalle.

Il fatto è che la porta del suo negozio vicino al Municipio si apre sempre più raramente. «Una volta arrivavano tantissime giovani che sognavano matrimoni da favola, con abiti da sposa trapunti di pizzi», aggiunge il titolare del negozio, conosciuto e frequentato un tempo da clienti trevigiani e non solo: molti macinavano chilometri partendo da Padova, Belluno, Venezia per acquistare tessuti pregiati con la firma di Valentino o Armani. E non si trattava solo di nobili e ricchi.

L’usanza in ogni famiglia era quella di risparmiare con tenacia per avere almeno un buon capo da esibire alle grandi cerimonie: in matrimoni, cresime, comunioni. Il celebre “vestito da festa”. Ora non più. La gente preferisce il vestito fatto e finito, pret a porter, dimenticando la moda italiana a favore di grandi catene commerciali che propongono maglie, gonne, giacche e pantaloni confezionati in Cina oppure in India e Turchia.

Quando Antonio era giovane e lavorava al rinomato negozio “Alta Moda” in via XX Settembre a Treviso, nella città e nei paesi vicini c’erano decine di negozi simili, con tessuti preziosi, cotoni autentici e lana calda a coccolare i clienti. Da “Alta Moda” lavorava all’epoca anche Franco Bruzzolo, vivace 84enne che ancora oggi aiuta l’amico Antonio nell’allestire le vetrine di Silea. Una passione, quella per i tessuti, che non muore mai. Eppure il negozio dovrà chiudere: cento metri quadrati con chilometri di stoffa bellissima, custodita in lunghi rotoli sugli scaffali, mentre i cassetti traboccano di pizzi Chantilly e Macramè. C’è davvero di tutto: dalla classica stoffa leggera e candida che le spose adorano alle lane gessate per uomini eleganti.

Con tante bizzarrie, perché le richieste dei clienti a volte sono strane. «Ci sono spose che non amano abiti e colori convenzionali e per la cerimonia si sono fatte fare ad esempio un abito color verde ramarro», racconta Antonio, che a ricordare i bei tempi gli vengono gli occhi lucidi. Insieme ai venditori di stoffe scompaiono a poco a poco anche sarti e sartori, veri esempi di artisti artigiani in grado di cucire un abito addosso al cliente come una seconda pelle.

«Con questa montagna di stoffa potremmo fare una svendita», suggerisce Franco ad Antonio. Rotoli di stoffe costosissime verranno dunque svendute a prezzi irrisori, ma è l’unica alternativa al macero.«Sarebbe un vero peccato buttare via tutto», dice ancora Antonio. E mentre parla si avvicina ad uno scaffale, srotola una pezza coloratissima e la accarezza. —

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