Marina, oggi l’autopsia sul doppio decesso Il dolore dei Lorenzon: «Vogliamo sapere»

La giovane mamma morta con il suo Kaylen, che doveva nascere a Natale. La rete della solidarietà per aiutare la famiglia

san biagio

Le lacrime non bastano alla disperazione in via Rosmini, dove risiede la famiglia di Marina Lorenzon, la 38enne di San Biagio di Callalta deceduta martedì assieme al bimbo che portava in grembo e che avrebbe emesso i primi vagiti a Natale, portando un po’ di luce in una bolla di Covid. E non basta neanche la fede, per quanto forte.

Sarà l’autopsia che verrà eseguita in ospedale oggi, a stabilire con certezza le cause della morte improvvisa. Una tragedia nella tragedia, per chi se ne va e per chi rimane. La famiglia chiede di sapere, capire se davvero a portarsi via la 38enne sia stata la rottura improvvisa di un aneurisma addominale (killer che non lascia quasi mai scampo), o se ci fosse qualche altro motivo, una malattia pregressa e mai scoperta.

I soccorsi, martedì, sono stati velocissimi, perché il corso pre parto dove Marina si è sentita male, è a due passi dal Ca’ Foncello. «Possibile crescere una figlia e poi vederla morire?» ripete il padre, Giuliano, a don Devid Berton, il parroco di San Biagio, che in questi giorni raccoglie con discrezione il dolore della famiglia, e che ieri sera ha visto anche il compagno della donna, il musicista cubano Gerardo De Armas. Con il quale ha pregato.

È di lui, della sua verve e della sua solarità contagiosa che Marina Lorenzon si era innamorata a Londra, dove lavorava da qualche anno e da dove era tornata proprio per via della situazione sotto gli occhi del mondo. Kayle, questo il nome del bimbo, sarebbe nato nel suo paese natale, avrebbe conosciuto i nonni e insieme avrebbero formato un nuovo nucleo famigliare. Inutile rimanere a Londra, in affitto, con un figlio in arrivo. La famiglia è molto conosciuta a San Biagio e sono in tanti a confortare la mamma, il papà e la sorella. «La sofferenza è tanta» dice il parroco. Il padre canta nel coro della chiesa, è vicino alla parrocchia e alla comunità. Difficile consolare come si vorrebbe in tempi di Covid, quando la morte ha un sapore ancora più duro. Ma i Lorenzon sono attorniati dall’affetto. «Era una famiglia con progetti» dice ancora il sacerdote, che raccoglie lo sfogo di due genitori che si trovano a sopravvivere alla figlia minore. «Possibile che svanisca tutto così? Ci si sfoga, è lecito, giusto, comprensibile» racconta «perché questa tragedia sembra quasi una beffa fino all’ultimo». Per fortuna ci sono i parenti, i vicini, l’amore, una rete di persone. La famiglia, nonostante il dolore, chiede di capire le cause morte. «Si è parlato di emorragia, ma non c’è l’ufficialità, il padre vuole capire, è giusto. Ci sono diversi sospetti, l’ipotesi che tutto sia partito dall’emorragia, ma va indagato anche il malore. E’ comprensibile».

Una volta eseguita l’autopsia, ci sarà da organizzare il funerale. La liturgia sarà contingentata – fa sapere il sacerdote – chi non troverà spazio all'interno, potrà stare sul sagrato. Rispetteremo tutti i protocolli. C’è da capire come fare non solo con la donna, ma anche con il bimbo la cui vita si è spenta a dieci giorni dalla data del parto. —



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